giovedì 10 aprile 2014

Battute di pesca d’altura di 42 mila anni fa e mistero sulle barche dei primi australiani.

Secondo i ricercatori, il più antico amo da pesca mai trovato risale a 23 mila anni fa. Tuttavia, la scoperta di un archeologo dell'Australian National University dimostra che i nostri antenati avevano competenze marittime e tecniche di pesce incredibilmente sofisticate già 42 mila anni fa, antiche quasi il doppio di quanto finora creduto.




La pesca all’amo è uno dei passatempi più amati per tante persone del nostro tempo. Ma anche in antichità gli uomini si dedicavano a questa attività che richiede molta pazienza.
Sue O’ Connor, dell’Australian National University, ha scoperto la prova più antica del mondo di pesca d’altura per grossi pesci, dimostrando che 42 mila anni fa i nostri antenati australiani avevano già sviluppato la tecnica.
La prova consiste in una serie di materiali trovati durante una campagna di scavi in un sito di Timor Est. I risultati del lavoro di O’ Connor sono stati pubblicati sull’ultimo numero di Science.
I reperti provenienti dalla grotta Jerimalai provano che l’uomo di 42 mila anni fa era già in possesso di sofisticate competenze marittime e in grado di sviluppare la tecnologia necessaria per affrontare le traversate oceaniche per raggiungere l’Australia.
“Il sito che abbiamo studiato conteneva più di 38 mila lische di pesce databili a circa 42 mila anni fa”, dice O’Connor. “Il sito di Timor Est dimostra che i primi esseri umani moderni avevano competenze marittime incredibilmente avanzate. Erano esperti nel catturare vari tipi di pesce, difficili da pescare anche oggi, come il tonno ad esempio. Si tratta di una scoperta molto eccitante”.
Tra i reperti è stato trovato anche un grosso amo, il quale è considerato il più antico del mondo, ma che comunque risale ad un periodo successivo. “Abbiamo trovato un amo da pesce ricavato da una conchiglia, databile tra i 23 mila e i 16 mila anni fa”, spiega O’ Connor sul sito dell’Australian National University.
“Pensiamo si tratti del primo esempio conosciuto di amo da pesca e che dimostri che i nostri antenati erano altamente qualificati nel mestiere della pesca”.
Tuttavia, non si è ancora riusciti a comprendere in che modo gli antichi umani erano in grado di catturare i pesci in rapido movimento nelle acque profonde dell’oceano. “Non è chiaro quale metodo utilizzassero i pescatori per catturare il pesce nelle acque profonde”, continua O’ Connor.
“Dispositivi per la concentrazione dei pesci in luoghi chiusi sono abbastanza noti. Tuttavia, è evidente che queste persone utilizzassero tecnologa sofisticata per muoversi sull’oceano e per pescare in mare aperto”. Secondo gli archeologi, la comprensione dei metodi di pesca potrebbe far luce anche su come i primi abitanti dell’Australia abbiano raggiunto il continente.
“Abbiamo ritenuto per lungo tempo che 50 mila anni fa gli antichi colonizzatori dell’Australia siano stati in grado di percorrere centinaia di chilometri in mare aperto per raggiungere l’Australia. Siamo certi che abbiano usato barche perchè l’Australia è sempre stata separata dal sudest asiatico, fin dalla comparsa dell’uomo.
Tuttavia, quando osserviamo i mezzi d’acqua che gli australiani utilizzavano al momento del primo contatto con gli europei (17° secolo), notiamo che si tratta di imbarcazioni molto semplici, come zattere e canoe.
Come abbiano fatto gli antenati a sviluppare mezzi per navigare nell’oceano in un’epoca così precoce è sempre stato sconcertante. I nuovi reperti provenienti dalla grotta di Jerimalai potrebbero darci nuovi elementi per risolvere il puzzle”, conclude O’ Connor.