Pur nutrendo fin dalla più tenera età una profonda passione per la natura, Chris Packham si trovò a crescere nella periferia di una cittadina dell'Inghilterra del sud che offriva apparentemente ben pochi spunti a chi, come lui, intendesse affinare il proprio talento per la fotografia.
Dal momento che non erano molte le probabilità di puntare l'obiettivo sulle specie più esotiche, decise allora di sfruttare al meglio le opportunità che aveva a portata di mano, riprendendo ad esempio gli uccelli dei giardini e le volpi, che altri avrebbero forse considerato soggetti banali e poco interessanti.
"Volevo fare delle fotografie naturalistiche che fossero diverse dalle altre; o almeno dalla maggior parte di quelle che si vedevano all'epoca, nei primi anni ottanta", dichiara.
"Non volevo che le mie fotografie fossero pure e semplici repliche di cose viste e riviste.
Piuttosto, volevo provare a sviluppare un mio stile personale, e che fosse fondato su criteri artistici".
Dopo aver portato avanti una serie di progetti, Packham iniziò a costituire un portfolio di immagini che a suo parere ben rappresentavano il suo atteggiamento verso la natura.
Lavorava sempre vicino alla sua abitazione, sovente nel giardino o sul viale di casa.
"Ho realizzato una serie completa di fotografie su un tema semplice come i riflessi", dice, "e poi un'altra serie ambientata nel parco della mia città".
Il fotografo iniziò anche a partecipare ai concorsi e a inviare i propri lavori alle riviste di fotografia, sperando di ricevere qualche riconoscimento.
Il suo successo si accrebbe man mano che il suo stile si definiva con maggior sicurezza.
"In un immagine, a contare non è il soggetto", ritiene Packham.
"Per anni, chi fotografava tigri e leoni ha vinto concorsi solo perché aveva fotografato tigri e leoni, non necessariamente perché era bravo. Ho iniziato a fotografare nel cortile dietro casa proprio per dimostrare che a contare è l'immagine, non il soggetto. E ho ottenuto dei riconoscimenti, ai concorsi, proprio per le foto delle volpi sul mio viale e dei pesci morti sul pavimento del mio garage.
Foto che sono state giudicate migliori di altre, scattate in Kenya, di ghepardi colti nell'atto di azzannare gazzelle. Bisognerebbe saper vincere un premio anche con la foto di un comune scoiattolo...purchè si trovi l'idea giusta".
L'evidente partecipazione emotiva di Packham avverte lavorando con i suoi soggetti, il suo stile personalissimo e la fortuna di essersi trovato nel posto giusto al momento giusto sono tutti fattori che hanno contribuito ad aprirgli la strada della televisione, e nel corso degli ultimi dieci anni la sua è divenuta una figura di rilievo grazie a una serie di programmi televisivi dedicati alla natura.
"Ho dovuto imparare che, nell'ambito della TV, è inevitabile qualche compromesso", dice.
"Adesso sto lavorando con una squadra molto unita, in qualità di direttore del programma, ho anche un discreto controllo sul lavoro. Tuttavia, bisogna fare i conti anche con il cameraman, il regista, il tecnico del montaggio: dunque, per quanto io possa avere in mente un'idea molto precisa, il risultato sarà sempre il frutto di una certa mediazione. Con la fotografia, invece, il momento in cui far scattare l'otturatore dipende solo da te. O meglio: da te, dal luogo, dal momento e dal soggetto.
Non c'è spazio per il compromesso. E ciò che rende la fotografia una forma di espressione molto più pura".