venerdì 2 novembre 2012

Lucy non era solo una "camminatrice", ma anche una "scalatrice".




Un po’ camminatori, un po’ scalatori. Gli Australopithecus afarensis, ominidi vissuti oltre tre milioni di anni fa diventati famosi grazie a Lucy, avevano abitudini locomotorie a metà tra quelle degli uomini moderni e delle scimmie antropomorfe
Nonostante fossero bipedi, infatti, questi ominidi continuavano a salire sugli alberi, e molto probabilmente erano ottimi arrampicatori
A sostenerlo in uno studio pubblicato su Scienze sono David Green della Midwestern Univesity e Zeresenay Alemseged della California Academy of Sciences, entrambe negli Stati Uniti. 
A supporto della loro ipotesi ci sono prove concrete: due scapolecomplete appartenenti allo scheletro di Selam, il fossile di una bambina afarensisrinvenuto nel 2000 a Dikika, in Etiopia. 





“Sono trent’anni che la comunità scientifica cerca di capire se gli Australopithecus afarensis fossero esclusivamente bipedi o se si arrampicassero anche sugli alberi”, ha spiegato David Green:  “I nostri straordinari ritrovamenti fossili dimostrano che in questo stadio dell’evoluzione umana gli individui erano ancora in parte degli scalatori”. 

I ricercatori hanno speso 11 anni per separare le scapole di Selam dal resto dello scheletro incastonato dentro a un blocco di arenaria. 
Un’operazione delicata ed eccezionale, dal momento che si tratta delle prime scapole di A. afarensis a esser ritrovate integre. 
Queste ossa, in effetti, sono molto sottili e raramente fossilizzano se non in modo molto frammentario. 





Dopo averle isolate, i ricercatori le hanno digitalizzate e accuratamente misurate per cercare di ricostruirne i movimenti. Le hanno inoltre comparate con quelle appartenenti a parenti più o meno lontani: scimpanzè, gorilla, oranghi, esemplari diHomo ergaster, Homo floresiensis, Australopithecus africanus, Australopithecus afarensis adulti e uomini moderni. 
Dall’analisi è emerso che le scapole di Selam sono molto simili a quelle delle scimmie antropomorfe
In particolare, la cavità articolare scapola-spalla è rivolta verso l’alto come nelle antropomorfe, chiaro segno di abitudini arboricole. 
Negli uomini, invece, l’articolazione guarda inizialmente verso il basso per poi rivolgersi all’esterno man mano che l’individuo matura. 
D’altra parte, il bacino, gli arti inferiori e il piede di Lucy avevano già dimostrato che gli A. afarensis erano bipedi. 





Questi ominidi sarebbero dunque un mix di vecchie e nuove abitudini, ancora non perfettamente umani ma sulla buona strada per diventarlo, almeno per ciò che riguarda la locomozione. 

Una cosa è certa, gli antenati degli uomini moderni hanno abbandonato gli alberi più tardi di quanto si pensava, probabilmente perché erano ancora un ottimo posto dove cercare cibo e protezione in un ambiente ostile.



giovedì 1 novembre 2012

Luoghi: Svalbard, paradiso di ghiaccio.



L'arcipelago delle Svalbard è un luogo che esercita un fascino fuori dal comune ma che, paradossalmente potrebbe anche non esistere; non solo potremmo passare la nostra vita senza metterci piede: addirittura potremmo arrivare ad ignorarne completamente l'esistenza.





Sebbene amministrativamente siano parte della Norvegia, infatti, sugli atlanti non vengono annoverate tra le tavole dei paesi europei, e per trovarle occorre cercare nelle pagine dell'Oceano Artico: ma, francamente, chi mai penserebbe di trovare qualcosa qui, oltre al ghiaccio della banchisa? Invece...tra latitudini impossibili ( 74° e 81° nord ) si estende una terra emersa pari a poco meno di 63000 m_ ( circa due volte e mezza l'estensione della Sicilia ), formata da varie isole quasi interamente ricoperte dal ghiaccio per l'intero periodo dell'anno, con una temperatura media di 0°C ed abitate nel periodo di massima affluenza da circa 3000 persone.
Il punto più a nord ( Nordkapp, come il suo omonimo continentale ) dista circa 1000 km in linea d'aria dal polo ed immediatamente oltre alle sue coste si trova il limite estivo della banchisa.









Per questo motivo le Svalbard furono da sempre utilizzate quale punto di partenza per le spedizioni verso il Polo Nord, come quelle, travagliate, guidate da Umberto Nobile e Roald Amudsen alla fine degli anni '20.
In realtà l'utilizzo delle isole risale ai tempi ancor più remoti: già conosciute dai vichinghi 
( che le chiamarono Spitzbergen, monti appuntiti, l'altro nome con le quali sono note e che in realtà identifica l'isola maggiore ) furono ufficialmente riscoperte da Willen Barents alla fine del 1500 e videro i primi insediamenti stabili alla fine del 1800 con l'inizio dello sfruttamento dei giacimenti carboniferi, la caccia alla balena e, in tempi più recenti, l'istituzione di centri di ricerca scientifica.
Il desiderio di luoghi e paesaggi sempre più insoliti ha spinto alcune compagnie di crociera ad inserire le Svalvard tra le mete dei propri viaggi e, davvero, lo spettacolo che si offre agli occhi dei fortunati passeggeri è di quelli difficili da dimenticare: alte pareti rocciose erose dal vento si innalzano a picco tra il mare e i ghiacciai formando baie e fiordi senza tempo dove dominano i colori intensi e metallici del ghiaccio.










Tra i luoghi sicuramente più suggestivi il posto d'onore spetta a Magdalenefjorden, a quasi 80° di latitudine nord, un fiordo profondo circa 1km ed interrotto da una lingua del ghiacciaio Waggonwaybreen.
Data la sua particolare forma e ubicazione veniva usato in passato per la caccia e la mattanza delle balene e la piccola spiaggia ne porta ancora i segni: un cimitero nella sabbia, oggi patrimonio archeologico e antropologico, conserva i resti di coloro che persero la vita nelle campagne di caccia.
Ciò che colpisce di più a Magdalenefjorden è il silenzio, rotto solamente dagli iceberg e del battito delle ali degli uccelli sull'acqua.
Il ghiaccio, di un colore azzurro intenso, quasi ipnotizza e viene da pensare che da quella parete invalicabile là in fondo segni davvero il confine del mondo: oltre di essa esiste un altro pianeta, un pianeta di ghiaccio con una vita diversa da quella a cui siamo abituati, dove regna l'orso polare, angelo sterminatore e sovrano di questi luoghi.





Già, l'orso polare: un fattore che alle Svalbard occorre sempre tenere in considerazione.
La minaccia ( per modo di dire ) è reale e, è bello poterlo dire, è giusto che sia così: in fondo questa è casa sua.
Paradossalmente, tuttavia, l'animale più temibile, perché più facilmente incontrabile, non è il grande mammifero bensì un bel volatile dall'apparenza innocua. 
La Sterna Artica ( Sterna Paradisaea ) percorre ogni anno 40000 chilometri dalle zone artiche a quelle antartiche e viceversa, ed alle Svalbard è molto diffusa specialmente nel periodo estivo.
Non essendovi altra vegetazione che la tundra la sterna nidifica in piccole buche nel terreno dove resta immobile per proteggere le uova ed i piccoli: e dunque facile capitarvi a poca distanza senza rendersene conto.
Questo delizioso uccellino diventa allora una creatura di hitchockiana memoria, disposto a tutto, anche ad attaccare l'uomo, in una strenua difesa del nido.
Vola radente, si incarna e punta il becco aguzzo verso le teste degli incauti malcapitati emettendo un grido stridulo e raggelante che, da solo, già incuote timore.
Lievi ferite per gli attacchi delle sterne sono in genere molto più numerosi e frequenti di quelli, assai rari, derivanti da incontri ravvicinati con l'orso, specialmente nel centro abitato di Ny- Alesund, dove questi animali nidificano ai bordi delle strade.








Il panorama da Ny-Alesund ( Nuova Alesund ) è molto diverso da quello di Magdalenefjorden.
La baia sulla quale si affaccia è ampia e nelle giornate serene lo spettacolo è incredibile: alte montagne ricoperte di neve la circondano quasi completamente specchiandosi nell'acqua immobile e cristallina.
Tra tutte svettano le cime quasi identiche delle tre Kronen ( tre corone ) che raggiungono i 1225 metri d'altezza.
Sicuramente Ny-Alesund è il centro abitato più interessante dell'intero arcipelago.
Innanzi tutto perché con i suoi 78° 56? Nord è probabilmente anche più a nord del mondo ( il piccolo ufficio postale vanta sicuramente questo primato ).
Inoltre è l'ultimo luogo civilizzato da cui partivano le spedizioni per il polo nord: ne è simbolo inequivocabile il pilone d'acciaio dove Umberto Nobile attraccò il suo dirigibile Italia.
Un tempo villaggio di minatori ( il piccolo ma prezioso museo testimonia le incredibili difficoltà della vita in questi luoghi dei pionieri di 100 anni fa ), oggi Ny-Alesund è una cittadella di ricerche scientifiche e meteorologiche ( vi si trova anche una postazione della Nasa ) dove vive una comunità di scienziati e ricercatori molto gelosa della propria quiete, con un piccolo aeroporto, un emporio, un museo e l'ufficio postale.







Al momento di lasciare la baia di Ny-Alesund per il viaggio di 600 miglia nautiche verso la Norvegia continentale, non si può a fare a meno di provare una certa invidia per coloro che restano e ci vedono partire.
Quella luce, forte nonostante l'orologio ci dica che siamo nel cuore della notte, ha lo stesso sapore dell'ora del crepuscolo nei rifugi alpini, quando la maggior parte degli escursionisti scende a valle e rimane solo in silenzio e le stelle.







Viene da pensare che a Svalbard le stelle si fanno attendere ancora per molti mesi: dovrà arrivare l'inverno, quando la notte artica sarà illuminata dall'aurora boreale e tutto sarà coperto dalla neve e dal ghiaccio.
Per quanto si tenti, è molto diffuso immaginarsele sotto quest'altra luce.
Ma adesso che sappiamo della loro esistenza sarà molto più bello ritornarvi.





Pianeta scimmia: Uomini e scimmie e gruppi sanguigni A e B.



Uomini e scimmie si somigliano più di quanto potrebbe sembrare. Una ricerca guidata da Laure Sèguirel dell' Università di Chicago mostra infatti che il sistema Abo dei gruppi sanguigni degli essere umani e quelli di altri primati sarebbero stati ereditati da un antenato comune milioni di anni fa. Tanto che, almeno per alcuni aspetti genetici, un uomo con gruppo sanguigno A sarebbe più simile a un gibbone dello stesso gruppo che non a un altro essere umano con sangue di tipo B.
Che il sistema Abo, un polimorfismo (ovvero un carattere con diversi fenotipi nella stessa popolazione) determinato geneticamente e che si associa alla presenza assenza di alcune molecole sulla superficie dei globuli rossi, fosse condiviso da alcuni primati è noto da qualche tempo nella comunità scientifica. Tanto che i sottotipi A e B sono determinati dalle stesse variazioni di amminoacidi nei gibboni, nei macachi, nei babbuini, negli oranghi e negli esseri umani. Ma se queste similitudini fossero dovute al mantenimento di un carattere in diverse specie o a un meccanismo di evoluzione convergente, ovvero lo stesso carattere che si sviluppa indipendentemente più volte, è stata a lungo discusso dagli scienziati, più propensi però ad appoggiare la seconda delle ipotesi.
Lo studio dell'Università di Chicago, pubblicato su Pnas ha analizzato e confrontato più a fondo il materiale genetico di esseri umani e altri primati come oranghi, gibboni, macachi, babbuini e di scimmie del Nuovo e Vecchio mondo non considerate finora e, evolutivamente parlando, più distanti, come gli ustitì, la scimmia urlatrice nera, i colobi e i cercopitechi. Le analisi hanno così mostrato che le somiglianze genetiche osservate sono ben più diffuse di quanto creduto finora, mettendo in crisi il modello di un'evoluzione convergente.
Come suggeriscono gli scienziati infatti è molto più probabile che sia stato un antenato comune, milioni di anni fa, a dare origine a questa caratteristica. Da questo progenitore, poi, il sistema Abo si sarebbe tramandato alle diverse specie, giustificando così la notevole somiglianza osservata fra gli esseri umani e altri primati.
Ma spiegare come e perchè si è sviluppato questo carattere è piuttosto difficile.
Poichè sembrano associati ad alcune malattie infettive, gli scienziati ipotizzano che essi possano avere un qualche ruolo nella risposta immunitaria dell'organismo.
Ma per il momento si tratta soltanto di speculazioni: per ottenere risposte più precise serviranno ulteriori studi.

 

Misterioso spiaggiamento di oltre 40 balene.






Piu' di 40 balene sono state rinvenute senza vita dal dipartimento per la salvaguardia della fauna marina su una spiaggia di North Andamans nel golfo del Bengala.
Scienziati stanno ancora tentando di capire il perché', "spiaggiamenti di singoli esemplari sono avvenuti in passato in questa regione, ma e' la prima volta che un cosi' vasto numero di esemplari sono stati rinvenuti morti" ha detto Samir Acharya, presidente del dipartimento.
Le 41 balene pilota spiaggiate sono state trovate vicino ad Elizabeth Bay, sulla costa occidentale di Andaman Island, da un gruppo di pescatori locali che hanno immediatamente lanciato l'allarmeinformando gli organi predisposti.
Le balene erano grandi dai 4-6 metri e pesavano almeno 4 tonnellate l'una. seppellite in una fosse scavate sulla spiaggia.
Non sono state rinvenute sugli esemplari segni di malattia,solitamente questi esemplari si spostano in gruppi, e durante questo periodo migrano dalle acque fredde dell'Antartide per andare a riprodursi in acque piu' calde durante questa stagione.
Sempre piu' spesso negli ultimi anni stanno avvenendo spiaggiamenti di massa di cetacei.
Non è chiaro perchè questo avvenga e si ritiene che il loro sistema di navigazione sonar si inceppi in acqua bassa causando confusione. 
In altri casi, quando una balena malata o ferita si dirige a riva e si arena, il resto del branco la segue.
Ci sono prove in base alle quali i sonar ed altre fonti di emissione di onde elettromagnetiche provocherebbero gli spiaggiamenti: in alcuni casi, infatti, le balene si sono arenate subito dopo che un sonar militare era stato utilizzato nella zona, altre ipotesi invece collegano il fenomeno ai cambiamenti del campo magnetico terrestre in determinate aree del pianeta che disorienterebbe i globicefali mandando in tilt il loro sistema di navigazione.
 

Costa Rica. Improvvisa eruzione del vulcano Poas.





Costa Rica. Il vulcano Poas nelle prime ore di domenica ha svegliato i residenti della provincia di Alajuela, con un forte boato.
Dal cratere del vulcano sono stati espulsi fango e cenere per più di 500 metri in aria. Le ceneri hanno viaggiato per centinaia di metri attorno al parco nazionale, secondo le segnalazioni dei ranger. 
Anche se il vulcano è costantemente attivo, questo tipo di forti esplosioni non avvenivano dal 2006. 
Gli esperti hanno detto che l'attività e' ritornata alla normalita', ma continueranno a monitorare il vulcano. Il parco nazionale che ospita in vulcano, rimarrà aperto ai turisti, mentre gli esperti cercheranno di determinare se ci sono rischi per i visitatori.
lo scorso Il 24 ottobre, il Costa Rica è stato colpito da un terremoto di magnitudo 6,5. 

mercoledì 31 ottobre 2012

Africa: Potere e società, le società segrete.

"il leone che caccia per uccidere, non ruggisce"
(proverbio toucouleur, Senegal)




Le associazioni segrete sono spesso meno segrete di quanto si creda.
Forse, almeno in certi casi, sarebbe più appropriato parlare di "società chiuse" in quanto, se le possibilità di accedervi sono limitate e fortemente regolate attraverso riti iniziatici, i membri che ne fanno parte sono in realtà conosciuti da tutti.
D'altra parte la loro stessa chiusura è selettiva, volta ad esempio all'interno del gruppo sociale di appartenenza ma non ad altri gruppi con i quali si stabiliscono invece alleanze.
Il segreto riguarda piuttosto ciò che si fa all'interno dei luoghi di riunione e le fonti magico-sacrali del potere dell'associazione.
Tuttavia, anche in questo caso, occorre sottolineare che l'efficacia del segreto come fonte del potere dipende proprio dal fatto che l'atto del nascondimento sia noto.
Spesso in realtà del contenuto del segreto può essere molto banale o consistere semplicemente nel fatto che non esiste nessun segreto.
Sovente la maschera è lo strumento attraverso cui associazioni segrete e iniziatiche esercitano il loro potere, sanzionando le trasgressioni alle regole ed esercitando il controllo sociale.
In particolare è uno dei modi attraverso cui gli uomini esercitano la propria autorità sulle donne e sui ragazzi, dando un fondamento extra-umano al loro potere.
Anche in questo caso tuttavia, tutti in realtà sanno chi si cela sotto la maschera e il "segreto" si basa su di un gioco condiviso dalle parti, dove ciascuno "recita" il ruolo a cui è tenuto.





Maschera Poro, Mano (Costa d'Avorio) collezione privata.

Nell'associazione iniziatica Poro che è diffusa tra diverse popolazioni della Sierra Leone, Guinea, Liberia e della Costa d'Avorio ( Mende, Kpelle, Senufo, Mano e Vai ) le maschere hanno un importante ruolo.
Il Poro è un'istituzione che si fa carico dell'iniziazione e della formazione dei giovani che possano trasformarsi in adulti responsabili e in grado di assolvere ai loro doveri sociali.
Le maschere della società intervengono in tutti i momenti salienti della vita comunitaria e oltre che ai riti di iniziazione presenziano ai funerali, alle celebrazioni per la fine del lutto e ai riti agrari.




Maschera Tsesah, Bamilake ( Camerun ), Zurigo, Rietberg Museum.

In alto: Si tratta di un cimitero portato sul capo, con il volto e il corpo poi nascosti da un costume.
Il centro principale di produzione e forse di origine di queste maschere sembra essere il regno bamikele di Bandjoun.
Qui sono usate dai membri della società segreta Msop come strumenti di controllo sociale.
Si esibiscono molto raramente in situazioni rituali ( intronizzazione e funerali ) legate alla figura del sovrano e degli altri dignitari di corte.
Al centro: gli occhi privi della pupilla, donano alla figura un aspetto spettrale; la sua espressività, il fatto che comunque uno sguardo vi sia, deriva dal minaccioso movimento impresso dalla superficie concava e aggettante della sopracciglia.
Come è frequente nell'arte del Grassland camerunese le guance sono gonfie e prominenti, e la bocca aperta a mostrare una gran fila di denti.
In basso: la maschera rappresenta la testa di un ippopotamo che emerge dalle acque, animale che costituisce il "doppio" di un grande dignitario.
La scultura è articolata in due parti: il piano orizzontale della parte inferiore del volto verticale, dato dalla proiezione delle enormi sopracciglia.
La forza della figura risiede nel gioco ritmico di linee e volumi, che mantengono un'unità d'insieme pur nella scomposizione analitica del volto in forme geometriche.






martedì 30 ottobre 2012

Le grandi scoperte: Mary Leakey e le impronte di Laetoli. 1978.





Nel 1978, la squadra di Mary Leakey, scoprì a Laetoli, nei pressi di Olduvai in Tanzania, tracce parallele di orme fossili di ominidi.

Circa 3,6 milioni di anni fa, almeno due individui si diressero a nord attraverso questo altipiano circondato da vulcani, lasciando le loro impronte nella cenere caduta da poco e resa umida da una leggera pioggia.
Con il tempo la cenere si essiccò e si indurì conservando intatte le tracce; quindi gli strati di cenere prodotti da nuove eruzioni le ricoprirono, contribuendo a conservarle.
Messe a nudo dall'erosione di milioni di anni, le impronte sembravano lasciate il giorno prima.
Era tutto perfettamente visibile: arco del piede, tallone arrotondato, rotondità ben definita, alluce puntato in avanti.
Era anche molto visibile la pressione che indicava un'andatura decisa.
Le impronte di una serie erano più grandi delle altre e appartenevano a un ominide alto forse un metro e quaranta; l'altro ominide, di un metro e venti circa, sembrava avesse camminato qualche passo avanti.
Ce n'era poi almeno un altro che seguiva a qualche metro di distanza.




"Può essere  che il più alto fosse un uomo, e l'altro invece una donna?" , si chiedeva Mary Leakey. "Oppure si trattava di un adulto e di un adolescente?, non credo che riusciremo mai a scoprirlo con certezza".
Ma in uno di questi gesti fossilizzati a Mary sembrava di intravedere un "momento d'incertezza".
A questo punto, infatti, l'ominide più basso doveva essere fermato e girato verso sinistra, "per controllare forse un pericolo in arrivo o un'irregolarità", ipotizzò Mary.
"Questo movimento così pienamente umano va al di là del tempo".
Qualunque cosa noi possiamo immaginare su questi esseri intenti ad attraversare la savana, dalle loro impronte una cosa appariva perfettamente chiara: camminavano eretti e affrontavano il loro mondo stando comodamente su due piedi.
Le impronte misero anche a tacere un futile dibattito che si trascinava oramai dai tempi di Darwin: quale aspetto degli ominidi si sviluppò per primo, il cervello più grosso o la postura eretta? Questi scimpanzé intelligenti che 3,6 milioni di anni fa attraversarono la piana di Laetoli dimostrarono la priorità della postura eretta, la quale probabilmente favorì lo sviluppo del cervello come conseguenza del fatto che a quel punto dell'evoluzione le mani erano libere: ciò è quanto sosteneva una teoria che venne rafforzata da questa scoperta.
Infatti, realizzando strumenti, portando in braccio i bambini e svolgendo altri compiti manuali, gli schemi celebrali ebbero forse modo di affinarsi.




Gli esseri che avevano lasciato le impronte di Laetoli potevano essere simili a Lucy? Hadar e Laetoli sono distanti più di millecinquecento chilometri, e le orme in questione erano più antiche di 400.000 anni rispetto a quelle impresse dagli ominidi di Hadar.
Eppure molte similarità accumunavano i fossili di quest'ultimo sito e gli ominidi di Laetoli che hanno la stessa età delle impronte ritrovate.
Le somiglianze sono tali e tante che nel 1978 Don Johanson e un suo collega, Tim White ( che operava in un sito nella regione di Afar, 70 chilometri a sud di Hadar), battezzarono una nuova specie, l'Australopithecus afarensis, che comprendeva tutti i fossili, sia di Hadar sia di Laetoli.
Secondo quanto comunicarono, si trattava dell'antenato comune dell'Homo e dei più recenti australopitecini come l'Australopithecus africanus e l'Australipithecus boisei.
Sull'albero genealogico la folla delle Lucy occupava tutto il tronco.
Alcuni scienziati dissentivano da questa interpretazione e nessuno più di Mary e Richard Leakey, i quali credevano che alcuni fossili di entrambi i siti appartenessero a forme primitive di Homo.
Altri scienziati si chiedevano, inoltre, il perché delle differenze così marcate riscontrabili nelle dimensioni degli ominidi di Hadar.
Al contrario di quanto avviene nelle favole, però, è probabile che questa ricerca del nostro primo antenato non abbia un finale ben chiaro.




La possibilità che un fossile di ominide possa sopravvivere per milioni di anni è minuscola e, anche nel caso fortunato, è ancora più remota la possibilità che un ricercatore di fossili riesca ad avvistare un reperto del genere.
Nel migliore dei casi il solo assemblaggio dei pezzi della storia è un processo discontinuo, perché ci sono stagioni fruttifere e stagioni magre.
Le carrière molto produttive, come quella di Mary Leakey, rallentano con l'avanzare dell'età, oppure vengono sostituite da altre passioni: nel caso di Richard Leakey, per esempio, dallo studio della condizione della fauna selvatica in Africa.
Negli anni ottanta, la pista degli afarensis si rffreddò, poiché la situazione politica instabile tenne Johanson e gli altri fuori dall'Etiopia, ma saltuariamente alcuni scienziati
 in dissenso hanno provato a rifarsi agli alberi evolutivi teorici quando sono stati rinvenuti nuovi fossili di ominidi.






Perù: La Fiesta de la Virgen del Carmen.




Ogni anno Paucartambo si prepara per sei mesi alla Fiesta de la Virgen del Carmen, una festa che è essenzialmente una celebrazione femminile.
La leggenda narra che una ricca ragazza, in viaggio per Paucartambo per vendere un vassoio d'argento, trovò una bella testa, priva del corpo, e la depose sul vassoio, scoprendo così che dalla testa emanavano raggi di luce.
Da quel momento la testa fu collocata su un corpo di legno appositamente costruito e onorata con preghiere e incenso.
La fiesta, piena di vitalità e in certi momenti ipnotica, solitamente si protae per tre o quattro giorni ( in genere 16-19 luglio ).
Vi partecipano gruppi locali di danzatori e musicisti in costume tradizionale; vicino alle chiese spuntano barcarelle del mercato.







Le strade risuonano del clamore delle esibizioni dei musicisti e dei ballerini che indossano maschere e vestiti elaborati; la maschera più famosa è quella di  Capaq Negro, dal nome di uno schiavo africano che lavorava nelle vicine miniere d'argento.
Di grande impatto è la parodia dei "poteri" dell'uomo bianco, rappresentata da artisti coperti da grottesche maschere con gli occhi azzurri e costumi stranieri.
La malaria è uno dei temi ricorrenti.
Un vecchio sembra sul punto di morire, quand'ecco un medico occidentale che brandisce l'immancabile siringa.
In realtà, se egli riesce a salvare il paziente è solo per il fortuito scambio delle prescrizioni, operato dai suoi assistenti che danzano: la natura fatalista della cultura andina trionfa sulla scienza.
Il sabato pomeriggio si svolge la processione de la Virgen del Carmen, accompagnata dalle lamentose melodie della banda di ottoni, mentre sull'immagine della Vergine ricadono petali di fiori, grida e preghiere.



 

La sacra immagine è il simbolo della devozione cristiana e anche del culto di Pachamama, la Madre Terra.
La celebrazione culmina la domenica pomeriggio con le danze dei "guerrieros", in cui il bene trionfa sul male, allontanandolo per un anno intero.