L'arcipelago delle Svalbard è un luogo che esercita un fascino fuori dal comune ma che, paradossalmente potrebbe anche non esistere; non solo potremmo passare la nostra vita senza metterci piede: addirittura potremmo arrivare ad ignorarne completamente l'esistenza.
Sebbene amministrativamente siano parte della Norvegia, infatti, sugli atlanti non vengono annoverate tra le tavole dei paesi europei, e per trovarle occorre cercare nelle pagine dell'Oceano Artico: ma, francamente, chi mai penserebbe di trovare qualcosa qui, oltre al ghiaccio della banchisa? Invece...tra latitudini impossibili ( 74° e 81° nord ) si estende una terra emersa pari a poco meno di 63000 m_ ( circa due volte e mezza l'estensione della Sicilia ), formata da varie isole quasi interamente ricoperte dal ghiaccio per l'intero periodo dell'anno, con una temperatura media di 0°C ed abitate nel periodo di massima affluenza da circa 3000 persone.
Il punto più a nord ( Nordkapp, come il suo omonimo continentale ) dista circa 1000 km in linea d'aria dal polo ed immediatamente oltre alle sue coste si trova il limite estivo della banchisa.
Per questo motivo le Svalbard furono da sempre utilizzate quale punto di partenza per le spedizioni verso il Polo Nord, come quelle, travagliate, guidate da Umberto Nobile e Roald Amudsen alla fine degli anni '20.
In realtà l'utilizzo delle isole risale ai tempi ancor più remoti: già conosciute dai vichinghi
( che le chiamarono Spitzbergen, monti appuntiti, l'altro nome con le quali sono note e che in realtà identifica l'isola maggiore ) furono ufficialmente riscoperte da Willen Barents alla fine del 1500 e videro i primi insediamenti stabili alla fine del 1800 con l'inizio dello sfruttamento dei giacimenti carboniferi, la caccia alla balena e, in tempi più recenti, l'istituzione di centri di ricerca scientifica.
Il desiderio di luoghi e paesaggi sempre più insoliti ha spinto alcune compagnie di crociera ad inserire le Svalvard tra le mete dei propri viaggi e, davvero, lo spettacolo che si offre agli occhi dei fortunati passeggeri è di quelli difficili da dimenticare: alte pareti rocciose erose dal vento si innalzano a picco tra il mare e i ghiacciai formando baie e fiordi senza tempo dove dominano i colori intensi e metallici del ghiaccio.
Tra i luoghi sicuramente più suggestivi il posto d'onore spetta a Magdalenefjorden, a quasi 80° di latitudine nord, un fiordo profondo circa 1km ed interrotto da una lingua del ghiacciaio Waggonwaybreen.
Data la sua particolare forma e ubicazione veniva usato in passato per la caccia e la mattanza delle balene e la piccola spiaggia ne porta ancora i segni: un cimitero nella sabbia, oggi patrimonio archeologico e antropologico, conserva i resti di coloro che persero la vita nelle campagne di caccia.
Ciò che colpisce di più a Magdalenefjorden è il silenzio, rotto solamente dagli iceberg e del battito delle ali degli uccelli sull'acqua.
Il ghiaccio, di un colore azzurro intenso, quasi ipnotizza e viene da pensare che da quella parete invalicabile là in fondo segni davvero il confine del mondo: oltre di essa esiste un altro pianeta, un pianeta di ghiaccio con una vita diversa da quella a cui siamo abituati, dove regna l'orso polare, angelo sterminatore e sovrano di questi luoghi.
Già, l'orso polare: un fattore che alle Svalbard occorre sempre tenere in considerazione.
La minaccia ( per modo di dire ) è reale e, è bello poterlo dire, è giusto che sia così: in fondo questa è casa sua.
Paradossalmente, tuttavia, l'animale più temibile, perché più facilmente incontrabile, non è il grande mammifero bensì un bel volatile dall'apparenza innocua.
La Sterna Artica ( Sterna Paradisaea ) percorre ogni anno 40000 chilometri dalle zone artiche a quelle antartiche e viceversa, ed alle Svalbard è molto diffusa specialmente nel periodo estivo.
Non essendovi altra vegetazione che la tundra la sterna nidifica in piccole buche nel terreno dove resta immobile per proteggere le uova ed i piccoli: e dunque facile capitarvi a poca distanza senza rendersene conto.
Questo delizioso uccellino diventa allora una creatura di hitchockiana memoria, disposto a tutto, anche ad attaccare l'uomo, in una strenua difesa del nido.
Vola radente, si incarna e punta il becco aguzzo verso le teste degli incauti malcapitati emettendo un grido stridulo e raggelante che, da solo, già incuote timore.
Lievi ferite per gli attacchi delle sterne sono in genere molto più numerosi e frequenti di quelli, assai rari, derivanti da incontri ravvicinati con l'orso, specialmente nel centro abitato di Ny- Alesund, dove questi animali nidificano ai bordi delle strade.
Il panorama da Ny-Alesund ( Nuova Alesund ) è molto diverso da quello di Magdalenefjorden.
La baia sulla quale si affaccia è ampia e nelle giornate serene lo spettacolo è incredibile: alte montagne ricoperte di neve la circondano quasi completamente specchiandosi nell'acqua immobile e cristallina.
Tra tutte svettano le cime quasi identiche delle tre Kronen ( tre corone ) che raggiungono i 1225 metri d'altezza.
Sicuramente Ny-Alesund è il centro abitato più interessante dell'intero arcipelago.
Innanzi tutto perché con i suoi 78° 56? Nord è probabilmente anche più a nord del mondo ( il piccolo ufficio postale vanta sicuramente questo primato ).
Inoltre è l'ultimo luogo civilizzato da cui partivano le spedizioni per il polo nord: ne è simbolo inequivocabile il pilone d'acciaio dove Umberto Nobile attraccò il suo dirigibile Italia.
Un tempo villaggio di minatori ( il piccolo ma prezioso museo testimonia le incredibili difficoltà della vita in questi luoghi dei pionieri di 100 anni fa ), oggi Ny-Alesund è una cittadella di ricerche scientifiche e meteorologiche ( vi si trova anche una postazione della Nasa ) dove vive una comunità di scienziati e ricercatori molto gelosa della propria quiete, con un piccolo aeroporto, un emporio, un museo e l'ufficio postale.
Al momento di lasciare la baia di Ny-Alesund per il viaggio di 600 miglia nautiche verso la Norvegia continentale, non si può a fare a meno di provare una certa invidia per coloro che restano e ci vedono partire.
Quella luce, forte nonostante l'orologio ci dica che siamo nel cuore della notte, ha lo stesso sapore dell'ora del crepuscolo nei rifugi alpini, quando la maggior parte degli escursionisti scende a valle e rimane solo in silenzio e le stelle.
Viene da pensare che a Svalbard le stelle si fanno attendere ancora per molti mesi: dovrà arrivare l'inverno, quando la notte artica sarà illuminata dall'aurora boreale e tutto sarà coperto dalla neve e dal ghiaccio.
Per quanto si tenti, è molto diffuso immaginarsele sotto quest'altra luce.
Ma adesso che sappiamo della loro esistenza sarà molto più bello ritornarvi.