Profumo orientale dell'aria calda indonesiana mi giunge puntualmente appena sceso dal jet, che questa volta mi ha fatto volare fino all'isola di Sulawesi, una delle tante terre bagnate dal mar Celebres.
Sembra proprio strano ma, ogni volta, quel profumo così inebriante di fiori, di mare, e di spezie, porta la mente a vagare nello scenario dei ricordi; mi ritornano familiari i volti tondeggianti e sorridenti degli amici asiatici, ed ogni volta mi pongo la stessa domanda: perché torno quasi sempre in Oriente? E trovo sempre la stessa risposta: la pace e la riflessione hanno eretto la loro dimora qui.
Io e la mia compagna arriviamo da un mondo fatto di affanni e corse, per questo apprezziamo ancor di più questa filosofia comportamentale.
Manado è il grosso centro pulsante dell'isola, caotica ed umida a più non posso, oggi vive un momento di tribolante festa.
Uscendo dall'aeroporto notiamo migliaia di persone che con ogni mezzo sfilano lungo le vie della città sventolando bandiere e vessilli che, a prima vista ci fanno pensare ad una vittoriosa conquista calcistica, ma che dopo si rivelano nella loro evidenza.
Si tratta infatti, dei colori vivaci rappresentanti i partiti politici, ed è la prima volta in tutta la storia dello Stato indonesiano, che il popolo ha il diritto di votare i propri rappresentanti.
Le persone (questo ci è stato riferito dopo), pur di guadagnare qualche dollaro elargito per l'occasione dai politici (anche qui funzionano molto bene queste forme di convincimento), stanno tutto il santo giorno al caldo, schiacciati l'uno sull'altro, su ogni mezzo di locomozione.
Mentre è ancora presente la luce calda del pomeriggio, approfittiamo per una visita ai mercati, il vero cuore pulsante della città.
Le spezie e i colori vivaci delle mercanzie la fanno da padrona; le carpette messe in fila ai bordi di una lunga mangiatoia, belano e ruminano coralmente.
Passando fra le varie bancarelle ricoperte ad altezza orientale da enormi teli colorati, che rendono ancor più umido l'ambiente, noto un sodalizio strano in una di esse: simboli e foto di calciatori italiani sono miscelati alle figure sacre di Gesù.
Mi dice Acho (la mia guida) che per loro sia il calcio che la religiosità sono due aspetti importanti.
Gruppi di Cristiani protestanti vivono in tutta armonia con i fratelli Musulmani, a differenza di quello che succede in altre parti del mondo o di quello che si pensa che potrebbe succedere in Indonesia.
Gli ho fatto solo presente se ha visto un telegiornale negli ultimi dieci anni, se no, poteva evitare di dire cazzate, prima perché sono appena arrivato e secondo perché io alle favole credo solo a Peter Pan.
E qua e là sui balconi o in qualsiasi angolo appartato, fiaccati per l'enorme calura, qualcuno sdraiatosi riposa beatamente.
La barca stracolma di vettovaglie e di bidoni di benzina ci attende all'attracco, in una insenatura vicino al porto di Manado.
Insieme a noi salgono alcune donne che usano mercanteggiare presso l'isola di Bunaken le loro mercanzie, quali collanine di conchiglie madreperlate e suppellettili vari, e già fin dal primo momento del nostro incontro cercano, con immancabile rispetto, di venderci qualche souvenir.
Al piccolo villaggio di pescatori sono tutti in trepidante attesa; arriviamo con le ultime luci della giornata ed il posto, con la piccola spiaggia dorata dal sole calante e le casette in stile locale del "Sun Breeze", ci appaiono in tutta la loro lussureggiante bellezza.
I primi a raggiungerci sono i bambini che, come tante api, ci circondano incuriositi e timidamente ci sorridono.
Tutto serenamente ovattato dalla marea che culla le canoe appena di ritorno dalla lunga giornata di pesca.
Il clima al "Sun Breeze"è molto familiare, ci spiega Terry, manager e responsabile del Diving: "ho voluto creare un ambiente confortevole ma, nello stesso tempo, semplice.
Qui la natura deve essere al centro dell'attenzione e nel suo rispetto ho inserito i bungalow, incastonandoli in una baia vicino al villaggio degli amici pescatori".
Therry vanta un'esperienza ventennale ed è proprio la persona giusta per la realizzazione
del mio reportage.
Gli chiedo cosa l'ha spinto fino a qua, lui che è australiano e che generalmente, nell'immaginario collettivo, appartiene ad una terra che rappresenta e che ha rappresentato, soprattutto in passato, una sorta di "Eldorado".
Accennando ad un sorriso mi risponde: "qui il tempo è scandito in modo orientale; in Australia, occidente in tutto e per tutto, non c'è tempo". E di tempo ne abbiamo veramente tanto, infatti continuiamo a parlare seduti comodamente in veranda davanti ad un palcoscenico di mare e di stelle, e la serenità ci coinvolge sempre di più.
Lo spettacolo si fa ancora più emozionante, quando alle prime luci dell'alba, ci appare il vulcano dell'isola di Manado Tua.
Lo possiamo quasi toccare con mano, avvolto in cima da due coltre di nubi, maestoso e piramidale da darci l'impressione di voler quasi galleggiare, aiutato dalla sua enorme base piatta, nell'intenso blu abissale del mar di Celebres.
Una lunga striscia di sabbia dorata ci accompagna alla nostra barca; Rano è pronto a salpare, la grossa ancora mezza arrugginita, e con un augurale "Ciuki Mai" si parte alla volta di Fukui Reef.
Solchiamo le acque calme e profonde seguendo il periplo della costa, con palme da cocco onnipresenti e che sfiorano la laguna, facendo da riparo naturale alle capanne della gente locale.
Qua e là, le canoe colorate e minute dei pescatori tinteggiano l'oceano; qualcuno di essi, coperto dall'enorme cappello di paglia, ha già pescato qualcosa in indonesiano segnalando davanti alla prua; lui stà messo lì fermo ed attento come una vecchia "Polena corsara", pronto ad avvistare qualsiasi cosa.
Questa volta ha visto bene, un branco di delfini segue il legno di prora, e schizza fra la spuma bianca del mare.
E' sempre emozionante l'incontro con gli amici tursiopi ed è pure un buon auspicio, un segnale di buona salute dell'ambiente marino.
Attracchiamo finalmente alla boa di ancoraggio di Fukui Reef: l'acqua è calma e trasparente, tanto da farci percepire ogni forma e colore dei fondali.
Sento già il suo tepore ancora se non riesco a scrollarmi il ricordo del nostro freddo inverno.
Acho ci preannuncia la presenza di una nuova specie di cavalluccio pigmeo, ancora non classificata, ed a quanto pare, popolare nell'isola di Bunaken.
Detto fatto: siamo già in acqua.
Vedo la mia guida soffermarsi vicino ad un cespuglietto di minute alghe verdi, facendomi cenno mi indica qualcosa ma, a prima vista, non vedo un bel niente.
Poi, dopo un po', inizio a percepire qualcosa di appena pochi millimetri risulta essere il nostro piccolo amico.
Riesco ad inquadrarlo in tutta la sua minuscola fragilità; risaltano gli occhietti vispi e spaventati, la bocca a trombetta per risucchiare le prede, il panciotto rigonfio forse di nuova vita, ed il codino prensile, avvinghiato allo stelo di una pianta.
E le sorprese continuano: più in là, non distante, un nastro blu ondeggia in corrente e tutt'intorno piccoli pesciolini si aprono e si richiudono in una bolla dalle movenze luccicanti.
Anche questa volta, il mio amico Acho mi chiama: è una Rinomurena blu intenta a cacciare, disturbata da tanti piccoli gamberetti pulitori, che le vogliono rubare gli avanzi del suo lauto pasto.
In una danza coreografica ed insolita, i due Mandarin Fish si sfiorano in un corteggiamento rituale.
Metto la testa fuori dall'acqua giusto in tempo per poter respirare.
Tutte queste piccole ed emozionanti creature mi hanno fatto consumare la mia riserva d'aria. Rientriamo al resort stanchissimi ma soddisfatti.
Ad attenderci, servito direttamente i spiaggia, thè caldo e delle ottime banane fritte, Therry è lì che ci chiede: "Good dive?". Ma il Sulawesi non è solo mare, tant'è che nei giorni avvenire iniziamo a visitare i villaggi ed i mercati locali, alla ricerca di abitudini e costumi totalmente differenti dalle nostre.
Approfittando del carico settimanale ai mercati di Manado e sempre guidati dal nostro "angelo custode" Acho, ci addentriamo per le viuzze e per i violetti odoranti di ogni genere di mercanzia.
Su dei tavolati di legno, vengono esposti peschetti essiccati e tranci di carne; cataste di uova di qualsiasi genere e misura a formare vere e proprie collinette.
Le spezie, dai colori vivaci e dagli odori pungenti, la fanno da padrone, e dove non vi è più mercanzia perché già venduta, troviamo uomini, donne e bambini sdraiati a dormire, stremati dall'appiccicaticcia umidità equatoriale.
Mi accorgo che tanti volti sono ricoperti da una crosta argillosa, che li rende ancora più inquietanti.
Fose, mi chiedo, sarà usata come maschera di bellezza o magari come protezione solare.
E di sole c'è ne è abbastanza tanto da metterci in fuga e farci rifugiare in un piccolo bar improvvisato sotto la frescura di una palma da cocco.
"Ecco quello che ci vuole" mi dice la mia compagna" un bel cocco fresco".