venerdì 8 marzo 2013

Egitto: IV Dinastia.




La IV dinastia segna l'apogeo dell'assolutismo faraonico nell'Antico Regno e non sorprende dunque che i simboli più eloquenti e adatti a descrivere questo periodo siano i magnifici complessi piramidali costruiti a Meidum, Dahshur, e soprattutto Giza.
Il fondatore della dinastia, Snefru, è descritto dalle fonti letterarie come un re bonario, ma la tradizione storica conservata dalla Pietra di Palermo rivela che il governo di questo sovrano fu soprattutto rivolto ad ampliare i circuiti commerciali egiziani, attraverso periodiche spedizioni militari nei vicini territori della Libia, del Sinai e della Nubia, da dove confluivano in Egitto sotto forma di bottino bestiame, prigionieri, exotica (pelli di pantera, spezie, ebano), pietre e minerali preziosi (turchese, granito, rame e oro).
Snefru alimentò i contatti, avviati all'inizio della III dinastia, con le regioni della Siria e del Libano, dalle quali proveniva il pregiato legno di cedro, un materiale da costruzione che in generale scarseggiava in Egitto.
La disponibilità di tali risorse umane e materiali e l'evoluzione di una società sempre più organizzata intorno al faraone come valore supremo sono alla base della nascita dei grandiosi programmi edilizi di Snefru e dei suoi immediati discendenti (Cheope, Chefren e Micerino), nonché della maturazione della scultura e del rilievo, che raggiungono in questo periodo pienezza formale ed espressiva ed annoverano alcuni fra i capolavori dell'arte egiziana di tutti i tempi.



Statuetta di Cheope, da tempio di Osiride ad Abido, IV dinastia, avorio. 
Il Cairo, Egyptian Museum


Del costruttore della più imponente piramide di Giza non è sopravvissuto al tempo nessun altro ritratto se non questa piccola statuetta.
Essa fu rinvenuta, inizialmente mutila della testa, nel 1903 da alcuni operai degli scavi diretti da M.W.F Petrie, consapevole dell'importanza della scoperta, diede indicazione di passare al setaccio l'intera area di scavo dalla quale era emersa la statuetta, per trovare la parte mancante, ma l'esito fu negativo.
Solo poco tempo più tardi la testa della statuetta fu trovata in un mercato antiquario, permettendo allo scavatore di ricomporre l'unico ritratto noto di Cheope.
Cheope è rappresentato assiso su un trono.
Indossa la corona rossa del Basso Egitto e lo shendyt, un corto gonnellino a pieghe.
Il re tiene il caratteristico flagello nella mano destra, mentre la sinistra resta aperta e posata sul ginocchio corrispondente.
Chiuso all'interno del serekh, si può riconoscere il nome inciso di Cheope grazie al quale Petrie poté riconoscere il faraone ritratto nella statuetta.



Statua di Chefren, dal Tempio a valle di Chefren a Giza, IV dinastia, diorite nera,
Il Cairo, Egyptian Museum

Oltre al grande pregio artistico, la statua di Chefren costituisce una straordinaria sintesi del "mistero della regalità egizia" che ruotava intorno all'identificazione del faraone con il dio Horo.
A questo legame soprannaturale allude alla presenza, dietro il capo del sovrano, del divino falco Horo, che dispiega le sue ali in segno di protezione, confermando l'origine celeste del potere e dell'autorità del faraone.
La statua rivela l'alto livello tecnico raggiunto dagli artisti di Chefren, sia nella resa plastica della muscolatura e del volto sovrano, sia nella pulitura di una superficie estremamente dura da lavorare, sia infine nella capacità di valorizzare le venature dorate della pietra scura, con sorprendenti effetti cromatici e luministici.




Triade di Micerino con Hathor e il nomo, dal tempio a valle di Micerino a Giza, IV dinastia,
Il Cairo, Egyptian Museum


La posizione di Micerino all'interno del gruppo, centrale e avanzata, è un'espediente compositivo utile a concentrare il fuoco prospettivo sul sovrano, conferendogli preminenza e forza espressiva.
L'iscrizione ai piedi della figura a destra del faraone, ci informa che si tratta della dea Hathor.
La dea avrà lungo l'intera storia egiziana un forte legame con la sua regalità, sia per la sua grande antichità, sia per la sua forte connessione con il dio Horo, di cui il faraone è incarnazione, come rivela anche il suo nome Hut-Hor che, in egiziano, significa "il tempio di Horo".
E' verosimile che Micerino abbia fatto realizzare tante triadi quanti erano i distretti amministrativi egiziani (nomoi), nell'Antico Regno: probabilmente 38 o 39.
A sinistra il faraone, si trova la personificazione del settimo nomo dell'Alto Egitto, con capoluogo a Diospolis Parva, riconoscibile dallo stendardo che porta sul capo, raffigurante il volto della dea Bat.