Forse si tratta di una delle scoperte archeologiche più interessanti degli ultimi anni. Un gruppo di ricercatori ha portato alla luce quello che si pensa essere il porto più antico mai trovato in Egitto, insieme ad una delle più antiche collezioni di documenti su papiro.
Si pensa che il porto risalga al 4500 a.C, costruito durante il regno di Cheope, faraone della IV dinastia. La costruzione si trova sulle rive del Mar Rosso, nella zona di Al-Wadi Jarf, a circa 150 chilometri a sud di Suez. A fare l'entusiasmante scoperta è stato un gruppo di archeologi dell'Istituto francese per gli studi archeologici.
Il sito, precede di oltre 1000 anni qualsiasi altra antica struttura portuale conosciuta nel mondo, secondo quanto spiegato il capo dell'equipe di studiosi, Pierre Tallet, docente all'Università della Sorbona di Parigi. Secondo quanto diffuso dai comunicati ufficiali delle autorità egiziane, gli archeologi hanno trovato una serie di bacini ed una serie di ancore realizzate in pietra lavorata.
Inoltre, il team ha portato alla luce un'intera collezione di quaranta papiri che descrivono nel dettaglio la vita quotidiana degli antichi egizi durante il 27° anno del regno di Cheope.
Secondo i ricercatori, il porto rappresentava uno dei più importanti snodi commerciali dell'antico Egitto, centro nevralgico per l'esportazione del rame e di altri minerali dalla penisola del Sinai.
Il sito fu esplorato per la prima volta nel 1823 da uno dei pionieri dell'egittologia moderna, il britannico Sir John Garner Wilkinson, che nella sua esplorazione trovò un sistema di gallerie scavate nella roccia a poche miglia dalla costa.
Egli credette che fossero catacombe. “Il sito fu poi descritto dai piloti francesi che lavoravano nel Golfo di Suez intorno al 1950, ma nessuno si rese conto che nascondeva i resti di un antico porto faraonico”, spiega Tallet.
Solo 2011, Pierre Tallet, insieme all'archeologo Gregory Marouard della University of Oriental Institute di Chicago, il topografo Damien Laisney del Centro nazionale francese per la ricerca scientifica, e i dottorandi Aurore Ciavatti e Serena Esposito presso l'Università della Sorbona, hanno cominciato a concentrarsi in primo luogo sulla parte più visibile del sito: le gallerie descritte da Wilkinson.
Gli scavi hanno portato alla luce trenta di queste gallerie, che in media misurano 65 metri di lunghezza, 10 metri di larghezza e 7 metri di altezza.
Le gallerie venivano utilizzate per smantellare le barche non più utilizzabili per i traffici commerciali e presentano un sofisticato sistema di chiusura realizzato con grossi blocchi di calcare su cui è inciso il nome di Cheope.
Secondo il resoconto pubblicato da Discovery News, all'interno delle gallerie, il team ha trovato diversi frammenti di antiche barche, corde e ceramiche risalenti ai primi anni della IV dinastia.
Tre gallerie contenevano una serie di vasche di stoccaggio che probabilmente servivano come stazionamento per le barche. Inoltre, le esplorazioni subacquee ai piedi del molo, hanno permesso di scoprire 25 ancore di epoca faraoniche.
A circa 200 metri dal mare, gli archeologici hanno trovato i resti di un vecchio edificio, nel quale erano conservate ben 99 ancore: “Su alcune di esse sono incisi i geroglifici, probabilmente per indicare il nome della barca a cui appartenevano”, ha supposto Tallet.
Ma la scoperta più entusiasmante è stata quella di centinaia di frammenti di papiro all'interno delle gallerie di stoccaggio. In particolare, dieci di questi risultano molto ben conservati. “Sono i papiri più antichi mai ritrovati”, spiega Tallet.
Molti di essi descrivono come l'amministrazione centrale, sotto il regno di Cheope, inviasse cibo (sopratutto pane e bitta) ai lavoratori coinvolti nelle spedizioni egiziane in partenza dal porto. Tra questi c'è un papiro particolarmente intrigante: si tratta del diario di un certo Merrer, uno dei funzionari coinvolti nella costruzione della Grande Piramide.
Da quattro fogli ritrovati e numerosi frammenti, i ricercatori sono riusciti a ricostruire la sua attività quotidiana per più di tre mesi. “Merrer riferisce principalmente dei suoi numerosi viaggi verso la cava di calcare di Turah per prelevare i blocchi per la costruzione della piramide”, ha detto Tallet.
“Anche se non impareremo nulla di nuovo sulla costruzione della Piramide di Cheope, il diario fornisce per la prima volta una panoramica su questo tema”, conclude l'archeologo francese.
Da quattro fogli ritrovati e numerosi frammenti, i ricercatori sono riusciti a ricostruire la sua attività quotidiana per più di tre mesi. “Merrer riferisce principalmente dei suoi numerosi viaggi verso la cava di calcare di Turah per prelevare i blocchi per la costruzione della piramide”, ha detto Tallet.
“Anche se non impareremo nulla di nuovo sulla costruzione della Piramide di Cheope, il diario fornisce per la prima volta una panoramica su questo tema”, conclude l'archeologo francese.