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sabato 9 marzo 2013

Maya e Aztechi: Tizoc.

"Fratelli, disse il re Tizoc, sono venuto a vedere e a provare le mie forze con questi di Metztitlan. Voglio che andiate alla guerra voi soli". (Diego Duràn).





"Dice la storia che nei quattro-cinque anni in cui regnò se ne stava sempre rinchiuso, senza mostrare decisione in alcuna cosa, ma anzi molta pusillanimità e codardia, e che propose, per l'insistenza di Tlacaelel, di determinare la costruzione del tempio, perché gran parte dell'edificio non era ancora finito.
Però prima che la cominciasse, vedendo quelli della corte che era così poco e per nulla patriota, né desideroso di ingrandire la gloria messicana, si crede che lo aiutassero a morir con un qualche boccone. E morì ragazzo giovane e di giovane età".
Questo passo sorprendente dell'Historia de las Indias de Nueva Espana (uno dei testi che attinge alle fonti della famiglia di Tlacaelel) chiude la descrizione del breve regno di Tizoc e mostra in modo lampante l'intrinseca contraddizione della monarchia elettiva, il sistema politico di Tenochtitlan, che doveva mantenere un equilibrio, necessariamente instabile e provvisorio, tra il sovrano e l'oligarchia che, eleggendolo e considerandolo un primus iter pares, si riservava il diritto di giudicarlo e, in ultima analisi, di eliminarlo se il suo comportamento poteva mettere in pericolo l'equilibrio del cosmo.
Ricostruire le vere ragioni che spinsero il vertice della casa sacerdotale e sbarazzarsi di questo tlatoani è praticamente impossibile, si può solo ipotizzare che una serie di decisioni sbagliate, come quelle fatte nella guerra contro Metztitlan, abbia indebolito il potere dell'impero suscitando progressive rivolte.








In alto sono visibili le bande celesti con i simboli delle stelle, della preziosità e della pioggia.
Una delle varianti del glifo di Tizoc: la gamba insanguinata.
In uno dei quindici riquadri che corrono lungo la "costa" del cuauhxicalli è raffigurato lo stesso Tizoc con il piede serpentino di Tezcatlipoca e con un grande diadema di penne, in atto di afferrare per i capelli il re Matlatzinco.





Tizoc sul trono di fibre intrecciate.
Alludendo al sangue dell'autosacrificio, il nome di Tizoc è di solito rappresentato mostrandone gli strumenti (spine di agave, punteruoli di pietra o di metallo) insieme o in alternativa alla parte del corpo che sanguina (di solito una gamba o un orecchio).
In questo caso il nome è rappresentato foneticamente con una pietra (tepetl) e il punteruolo utilizzato per far sanguinare (zo).