Secoli di storia hanno lasciato in Italia misteri, enigmi e leggende.
Al di là di qualche caso più conosciuto, come la Sindone di Torino o il sangue di San Gennaro a Napoli, i misteri italiani sono poco noti al grande pubblico. Alcuni di questi hanno delle storie incredibili e, almeno in parte, il loro enigma non è stato ancora svelato.
La fama esoterica di Torino
Torino è considerata da molti come la città “magica” per eccellenza. La fama di “città magica” è giustificata dal fatto che Torino si troverebbe in uno dei “Punti di Potere” che, secondo le teorie esoteriche, sarebbero dei nodi energetici che affiorano sulla terra e che interesserebbero anche altre città del mondo, tra cui Gerusalemme, Prega, Lione, Parigi, Londra, ma anche Assisi e Paestum.
Secondo alcuni, la città sarebbe uno dei vertici parte di quello che è stato definito il “triangolo bianco”, una figura magica che comprenderebbe anche le città di Praga e di Lione.
All'opposto, altri ritengono che il capoluogo piemontese sia, invece, uno dei vertici del “triangolo nero”, assieme a Londra e San Francisco. Il vertice torinese del triangolo nero corrisponderebbe alle coordinate di Piazza Statuto, nei pressi della stazione ferroviaria di Porta Susa. Costruita sulla cima di un'antica necropoli romana (città dei morti), la piazza una volta era detta Val Occisorum, cioè il luogo dove venivano processati e giustiziati i prigionieri.
Inoltre, Piazza Statuto, con al centro un piccolo obelisco, sarebbe uno dei due poli energetici (uno positivo e l'altro negativo) che alimentano l'energia esoterica della città. L'altro polo si troverebbe in Piazza Vittorio.
Alcuni occultisti sono convinti che nel sottosuolo della città di Torino esistano le “Tre Grotte Alchemiche”, luoghi di potente energia eterica, con la quale sarebbe possibile intervenire sulla materia, sul tempo e sulle coincidenze.
Dove siano realmente le Grotte rimane un segreto, ma gli occultisti ritengono che i dintorni di Piazza Castello e dei Giardini Reali siano beneficiate dalle potenti emanazioni di questi luoghi.
E' proprio in questa zona che si trova la Cappella della Sacra Sindone, dove è conservato il lenzuolo che la tradizione identifica con il sudario di Gesù, la reliquia più preziosa sella cristianità.
Ancora, nella Chiesa della Gran Madre di Dio, ricca di simboli esoterici, una statua con una coppa in mano sarebbe, secondo alcuni, l'indizione del fatto che in città si nasconde il Santo Graal, che nessuno però ha ancora localizzato.
Insomma, Torino, dal punto di vista simbolico-esoterico, sembra essere un luogo dove si fronteggiano forze contrastanti in una lotta fra il bene e il male. Papa Giovanni Paolo II, durante una sua visita alla città di Torino, ebbe a dire: "Torino è una città di Santi e di Luce, e dove c'è la luce occhieggia anche il demonio".
Alcuni ricercatori, ritengono che il Graal non sia affatto una coppa ma un piatto e si troverebbe a Genova.
Nel Museo del tesoro della cattedrale di San Lorenzo, infatti, è conservato un piatto esagonale di vetro verde trasparente, che secondo la tradizione sarebbe stato usato durante l'Ultima cena di Gesù con i suoi discepoli.
Secondo alcuni studi, però, si tratterebbe di un manufatto islamico del IX-X secolo. Dunque, nemmeno questo sarebbe il Graal. Restano però vari interrogativi aperti: come è arrivato a Genova il piatto? Quello che è in mostra è l'originale o una copia? Come fu rotto e dov'è finito il pezzo mancante?
Domande senza risposta, come quelle a proposito di un altro candidato al Graal: il misterioso calice di vetro che si trova nel Duomo di San Moderanno a Berceto (Parma). Nel 1971, durante alcuni lavori di restauro, si trovò una tomba senza insegna, forse risalente all'anno mille, che conteneva il delicato calice di vetro soffiato.
Un particolare curioso: nella lunetta sopra il portale della chiesa è ritratto Gesù in Croce trafitto dalla lancia, mentre un giovane con un'anfora si appresta a raccogliere il sangue. Forse un indizio che allude alla vera natura del calice nascosto? Il mistero rimane. [Il Santo Graal è sepolto con Re Artù a Glastonnbury.
Sepolcri misteriosi in Sardegna
Anche la Sardegna conserva uno dei misteri più affascinanti d'Italia: la Tomba dei Giganti di S’Ena e Thomes, uno degli esempi più suggestivi e più intriganti.
Secondo la leggenda, in questi antichi sepolcri sarebbero seppelliti uomini giganteschi, alti fra i 3 e i 7 metri. A quanto pare, gli scheletri sarebbero stati prelevati di nascosto da misteriosi Man in Black [Ma i Man in Black esistono davvero?] timorosi della diffusione della notizia.
Il luogo assolutamente magico e surreale. La tomba è un monumento età nuragica che si presenta possente e maestosa, molto simile a come doveva essere migliaia di anni fa. La sua stele, perfettamente in piedi, è alta tre metri e mezzo e sembra essere stata scolpita pochi giorni fa.
Realizzata completamente in granito, l'esedra (il semicerchio che probabilmente disegna le corna di un toro) ha una larghezza superiore ai 10 metri e la sua stele centrale è alta quasi 4 metri e pesa circa 7 tonnellate.
Queste dimensioni ciclopiche fanno ben capire il perché i monumenti funerari dei nuragici siano stati chiamati “Tombe dei Giganti”. Quello che sorprende è però l’orientamento astronomico della tomba. La maggior parte delle Tombe dei Giganti hanno l’esedra orientata a Sud-Est, cioè la direzione dell’alba durante il solstizio d'inverno. La Tomba dei Giganti di S’Ena e Thomes è invece orientata a Sud, forse in relazione con il tramonto del solstizio d’estate.
Ma c’è di più. Una ricerca di tre studiosi dell’Osservatorio Astronomico di Brera (L. Marchisio, A. Manara e A. Gaspani) ha infatti svelato un grande segreto: la Tomba dei Giganti S’Ena e Thomes ha l'azimut astronomico di orientamento del suo asse, assolutamente identico a quelle della Tomba dei giganti Goronna (a Paulilatino, in provincia di Oristano) e a quella di Baddu Pirastru (a Thiesi, in provincia di Sassari). Le tre Tombe dei Giganti, inoltre, sembrano essere orientate verso la stella Aldebaran, della costellazione dei Toro, informazione che non fa che infittire il mistero.
La Cappella San Severo a Napoli
Tra i luoghi più misteriosi d'Italia vi è certamente la Cappella di Sansevero, in piazza San Domenico Maggiore a Napoli. Voluta dal Principe di Sansevero alla fine del XVI secolo, fu ultimata solo nel XVIII secolo da discendente Raimondo di Sangro, esoterista e inventore.
E' un luogo ricco di allegorie alchemiche e massoniche dal significato incerto [Società segrete: i potenti nell'ombra].
Contiene molte statue, tra le quali l'incredibile “Cristo velato”, che per la loro fattura incredibilmente realistica, la leggenda vuole essere state create con un tecnica misteriosa. Si racconta che il velo di marmo sul corpo del Cristo, sia in realtà un velo in tessuto, trasformato in marmo grazie ad uno speciale liquido inventato dal sinistro Principe di San Severo, illustre alchimista.
Tra i “cimeli”conservati nella cappella, esistono le cosiddette “Macchine anatomiche”, ovvero quelli che sembrano due corpi di uomo e donna scarnificati e nei quali è possibile vedere l'intero sistema circolatorio. Si dice che fossero state realizzate iniettando una sostanza solidificante nel sangue dei due malcapitati.
Le attività inusuali di Raimondo (che faceva esperimenti di chimica e utilizzava una tipografia nei sotterranei, trasformarono l'edificio nel luogo principale dell'immaginario “magico” della cultura popolare napoletana.
Creature mostruose sparse per la penisola
Avvolto nel mistero, sembra essere anche quello che, già nel Settecento, veniva considerato il luogo più originale che esista al mondo: Villa Palagonia a Bagheria (Palermo), nota anche come la “Villa dei Mostri”. L'edificio è un concentrato di creature mostruose, statue raffiguranti animali fantastici e figura grottesche e orripilanti.
Le ragioni di una simile decorazione non sono chiare, ma forse vanno ricercate nel fatto che colui che volle la villa nel 1749, Francesco Ferdinando Gravina, principe di Palagonia, era affetto da un disturbo fisico, la gobba.
Circondarsi di creature più brutte di lui forse rappresentava un modo per sentirsi meno mostruoso.
Risalgono al Rinascimento, invece, i mostri e i colossi scolpiti nella roccia nel misterioso Sacro Bosco di Bomarzo, o anche conosciuto come Parco dei Mostri (Viterbo).
Voluto da Vicino Orsini per motivi tuttora oscuri nella sua tenuta di Bomarzo, il parco è una sorta di labirinto che si snoda tra statue gigantesche e creature mostruose.
Una delle particolarità del parco sta nelle iscrizioni misteriose disseminate qua e là. L'ultima iscrizione dice che il Sacro Bosco “sol se stesso et null’altro somiglia”.
Di sicuro un'esperienza da fare, quella del Sacro Bosco di Bomarzo: già di giorno appare misterioso, una continua meraviglia per gli occhi.
Ci si chiede come potrà apparire al calare del sole, quando ad assistere allo spettacolo ci sarà solo la luna.