Lo sbadiglio contagioso nei bonobo (Pan panicus) potrebbe essere il risultato delle abilità ematiche, seppur in una loro forma base, di questi primati, basate sul cogliere e provare in modo inconscio e automatico lo stato emozionale espresso da un altro individuo.
A suggerirlo è uno studio pubblicato su Plos One da Elisabetta Palagi e Elisa Demuru, ricercatrici del Museo di Storia Naturale e del Territorio dell’Università di Pisa e dell’Università di Parma.
Le due studiose, osservando un gruppo di bonobo che vive in cattività nel parco primati Apenheul (Apeldoorn, Paesi Bassi), hanno ipotizzato che il contagio dello sbadiglio potrebbe avere una funzione emozionale e comunicativa.
Questo comportamento, una forma di comunicazione non verbale mirata a coordinare le attività del gruppo, si manifestava infatti soprattutto in presenza di individui strettamente legati fra loro.
La correlazione fra il contagio dello sbadiglio e il legame sociale potrebbe essere ricondotto alle abilità empatiche dei bonobo.
Vedere sbadigliare qualcuno, infatti, attiva particolari aree cerebrali coinvolte nei processi empatici. Inoltre, il sistema dei neuroni specchio, prerequisito dell’empatia, potrebbe essere la componente alla base delle azioni imitative.
Lo studio di Palagi e Demuru contribuisce a spiegare il ruolo delle femmine adulte all’interno del gruppo.
Le due ricercatrici si sono accorte che il comportamento era più marcato quando a emettere lo sbadiglio di partenza erano gli individui femmina che, oltre a rappresentare il centro decisionale delle alleanze politiche e sociali, giocano un ruolo importante nell’influenzare gli stati emozionali degli altri membri del gruppo.
Questo comportamento, una forma di comunicazione non verbale mirata a coordinare le attività del gruppo, si manifestava infatti soprattutto in presenza di individui strettamente legati fra loro.
La correlazione fra il contagio dello sbadiglio e il legame sociale potrebbe essere ricondotto alle abilità empatiche dei bonobo.
Vedere sbadigliare qualcuno, infatti, attiva particolari aree cerebrali coinvolte nei processi empatici. Inoltre, il sistema dei neuroni specchio, prerequisito dell’empatia, potrebbe essere la componente alla base delle azioni imitative.
Lo studio di Palagi e Demuru contribuisce a spiegare il ruolo delle femmine adulte all’interno del gruppo.
Le due ricercatrici si sono accorte che il comportamento era più marcato quando a emettere lo sbadiglio di partenza erano gli individui femmina che, oltre a rappresentare il centro decisionale delle alleanze politiche e sociali, giocano un ruolo importante nell’influenzare gli stati emozionali degli altri membri del gruppo.
"Negli scimpanzé, specie sorella dei bonobo, sono maggiormente i maschi a stimolare gli sbadigli", spiega Elisabetta Palagi.
"A differenza di ciò che avviene nelle comunità di bonobo, dove la dominanza è femminile, nello scimpanzé sono i maschi a detenere il potere.
"A differenza di ciò che avviene nelle comunità di bonobo, dove la dominanza è femminile, nello scimpanzé sono i maschi a detenere il potere.
La situazione appare quindi ribaltata".
"Abbiamo osservato il contagio dello sbadiglio anche negli esseri umani e nei babbuini gelada e abbiamo ottenuto risultati simili", spiega Elisabetta Palagi.
"Anche se finora evidenze certe riguardano solo i primati umani e non, non si può escludere che anche altre specie animali, come i cani, possano mostrare lo stesso fenomeno.
Ci sono degli studi in corso che cercheranno di dare delle risposte".
Lo studio sui bonobo porta a ipotizzare che la connessione fra contagio dello sbadiglio e una forma base di empatia non sia dovuta a una convergenza evolutiva ma rappresenti, invece, un tratto ancestrale comune a scimmie, grandi scimmie ed esseri umani. "Anche se finora evidenze certe riguardano solo i primati umani e non, non si può escludere che anche altre specie animali, come i cani, possano mostrare lo stesso fenomeno.
Ci sono degli studi in corso che cercheranno di dare delle risposte".