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Scientia Antiquitatis
lunedì 26 novembre 2012
Oman: Un incontro con i pescatori.
Dei pescatori bisognerebbe poter dire molto di più.
Basterebbe accamparsi, in una zona dove lavorano per fare amicizia.
La maggior parte dei pescatori sono di origine indiana, vengono dall'India o dal Bangladesh.
I padroncini dei furgoni sono in genere degli Omaniti.
La differenza la si può notare dai tratti del viso e dell'abbigliamento.
Si nota soprattutto dalla parlata inglese. Gli Omaniti anziani non hanno imparato l'inglese a scuola, perché allora le scuole non c'erano.
Gli indiani parlano un inglese certe volte molto corrente, molto fluido.
Si riconoscono subito le donne indiane, perché vestono i sari, poi non hanno bisogno di velarsi.
I pescatori di questa zona pescano con barche di plastica, lunghe e piatte spinte da motori fuoribordo di fabbricazione giapponese.
Barche, motori e pick up acquistati con facilitazioni e concessioni del Governo.
La pesca fa parte di una delle entrate notevoli dell'economia locale.
Escono a prendere sardine, tornano con queste barche stracolme di sardine, le rovesciano in grossi cestino che a loro volta sono poi travasati entro le celle frigorifere che stanno sopra i pick up.
Pronti a partire verso i mercati. Poi passano a sistemare le reti nelle quali sono rimaste impigliate sia le sarde che altre prede più piccole.
Puliscono le loro reti e le sbattono verso l'alto. I pesci nel sole hanno bagliori d'argento.
I pescatori sembrano personaggi biblici, tutti hanno grandi barbe, turbanti avvolti alla testa, fazzoletti da testa che qualche volta scivolano un po' da una parte.
Le tuniche sono girate intorno alla vita, per essere un pochino più corte, sopra il ginocchio.
Vanno e vengono scalzi, parlando a voce alta, sembrano anche particolarmente allegri.
Vedere un gruppo di turisti è per loro certamente una novità, però continuano a fare il lavoro che stavano facendo, poi nello steso tempo scambiano qualche parola.
Domandano come va, offrono del pesce per pura cortesia, chiedono anche se qualcuno vuole uscire in barca con loro, per andare a ritirare altre reti.
Avendo tempo varrebbe la pena pure se le barche, così cariche, sembrano molto precarie.
I pescatori stanno al gioco, sono contenti di essere fotografati, qualcuno chiede addirittura di provare a fare foto.
Molto rapidamente imparano ad usare il tele, lo zoom ed a fare foto.
I gabbiani volano dappertutto, sopra a queste reti a queste sarde che sono state pescate.
Vorrebbero precipitarsi su questo ben di dio, rimpinzarsi e mangiare per tutti gli anni a venire.
Sembrano arrabbiati, gridano, si abbassano, ma nessuno si tuffa.
Solo dopo si scopre il motivo. C'è un gabbiano legato per una zampa ad un palo.
Cerca di volare, ma non riesce, sbatte le ali, grida a sua volta, avvisa che c'è un pericolo.
Il rumore è assordante, molto festoso, ma abbastanza ossessivo.