A quell'epoca le macerie di Amarna consistevano in muri di fondazione che il vento del deserto aveva spazzato per millenni. Al mattino presto e nel tardo pomeriggio, quando i raggi del sole erano obliqui, si potevano chiaramente individuare le strade e i perimetri degli edifici.
Qua e là c'erano già stati tentativi di scavo con ritrovamenti sempre interessanti. Ma furono soprattutto le centinaia di tavolette del cosiddetto archivio di Amarna (la corrispondenza intercorsa tra i faraoni e i re dell'Asia anteriore scoperta per caso da una contadina quattro anni prima), a far sperare di scoprire cose ancor più notevoli.
Sulla base delle macerie, Petrie fu in grado di individuare le strade, di immaginare le costruzioni templari e le strutture di un palazzo: fu anche il primo a mettersi all'opera in maniera sistematica: sondò il palazzo con degli scavi e, in capo a tre giornate s'imbattè in meravigliosi dipinti pavimentali, con uccelli acquatici tra le canne e fiori esotici stupendamente colorati.
Gli ispettori governativi che sorvegliavano Flinders in ogni sua mossa, comunicarono subito il ritrovamento al Cairo; due settimane dopo, il governo provvedeva a far costruire muri di protezione intorno al trimillenario pavimento, muri e tetto che vennero pagati dagli inglesi.
Flinders trovò in seguito un secondo pavimento, per salvaguardare il quale fu necessario ampliare le strutture di protezione.
Con J. Hawarth e M. Kennard, i due assistenti che partecipavano alla spedizione a proprie spese, Petrie riportò alla luce il palazzo di Amarna.
Centrotrentadue casse con reperti in parte privi di valore furono il risultato del suo lavoro tra novembre e giugno: occorsero due mesi per imballare tutti gli oggetti rinvenuti da Petrie.
Sebbene fossero sorti dubbi sull'identificazione di tre grandi appezzamenti, Petrie era convinto che soltanto il terreno in cui egli stava scavando apparteneva al palazzo. Oltre a possedere numerosi vani, vi erano stati trovati quei frammenti di ceramica che, per esempio, era impensabile attribuire ai templi.
Petrie fece nel palazzo tre tipi di scoperte: strutture edilizie di mattoni, fondamenta di colonne in arenaria e fondamenta murarie di pietra. Sul lato meridionale del palazzo venne alla luce un portico di metri cinquecentoquarantadue colonne.
A sud-est di questo portico, Flinders, dissotterrò numerose giare da vino e da olio. La maggior parte di esse portava scritto il due, un chiaro riferimento al secondo anno di governo di Akhenaton. A nord-est del portico erano situate le dispense; furono trovati frammenti di vasi azzurri col nome di Akhenaton e quello di Nefertiti.
Ma il ritrovamento più interessante venne alla luce all'esterno, sul lato più lungo del palazzo.
Nel suo resoconto, Petrie, parla di un "grande pilastro o di una porta di città di stile non egizio, sotto cui passava a via principale: assomigliava ad un arco di tronfio romano sopra un'ampia carrozzabile fiancheggiata da due piste pedonali".
L'archeologo non tardò a trovare la spiegazione: si trattava di una costruzione di collegamento tra il palazzo situato ad occidente di via Re e la dimora privata dei sovrani che sorgeva sul lato opposto.
Il ponte serviva a Nefertiti e ad Akhenaton per passare la strada sottostante. Le eleganti stanze della coppia reale erano raggruppate intorno ad un cortile interno. uno dopo l'altro, Petrie vi scoprì diversi locali e servizi: una grande camera da letto con porte laterali che davano sui vani dove avveniva la vestizione mattutina e dove c'erano il bagno, la toilette separata e una stanza per i bambini simile ad un padiglione provvisto di alloggi per le istitutrici. Sugli avvenimenti storici portati alla luce dagli scavi di Tell el_Amarna (1891-92) Flinders Petrie ha scritto un intelligente lavoro, il cui livello culturale è sorprendentemente alto.
Va a questo proposito ricordato che notissimi archeologi (Ludwing Borchardt, Thomas Eric Peet e John D. S. Pendlebury) conficcarono il piccone ad Amarna decine d'anni dopo di Petrie.
Il celebre busto di Nefertiti che si trova a Berlino fu rinvenuto nel territorio armaniano quando già erano trascorsi vent'anni dagli scavi britannici.
L'inizio della stagione calda costrinse gli scavatori a interrompere il loro lavoro. Petrie volle tornare a Londra, dove gli era stata riservata una cattedra di egittologia.
I grandi Archeologi: Flinders Petrie. Prima Parte.