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giovedì 5 marzo 2015
Wwf, il 22% degli eco-reati sono su animali. Associazione Panda chiede stop a 'crimini di natura'.
Deforestazione, bracconaggio, pesca illegale: sono ''crimini di natura'' che mettono a rischio la sopravvivenza di centinaia di specie, di cui anche l'Italia è vittima.
Lo ricorda il Wwf in occasione della giornata mondiale della wildlife, #worldwildlifeday, giunta alla seconda edizione (le Nazioni Unite hanno deciso di proclamarla il 3 marzo, anniversario dell'adozione della Convenzione internazionale sul commercio di specie in pericolo, la Cites).
Il Wwf fa presente che dallo scorso ottobre c'è la campagna 'Stop ai crimini di natura'; ha lanciato in questi mesi una petizione per introdurre il nuovo 'delitto di uccisione di specie selvatiche protette', ''violazione punita sinora con una semplice contravvenzione''. I reati contro la fauna selvatica rappresentano ''il 22% del totale dei reati ambientali''. Finora sono state raccolte oltre 55.000 firme.
Nel nostro Paese rischiano specie simbolo come il lupo (si calcola che ogni anno siano circa 300 i lupi vittime di questi crimini), orsi, aquile, tartarughe marine.
''Le specie protette, così come gli ambienti naturali e tutta la biodiversità sono un valore e una risorsa che appartiene alla comunità intera - osserva Isabella Pratesi, direttrice conservazione Wwf Italia - i crimini di natura sono un vero e proprio atto contro la democrazia, contro un mondo più equo e giusto e contro un futuro sostenibile e intelligente a cui tutti aspiriamo. I crimini di natura producono nel mondo un fatturato di 213 miliardi di dollari l'anno, un business che alimenta i sistema criminali.
Fermare questa strage di natura e animali deve essere uno degli obiettivi prioritari nelle agende di governi''.