È uno dei siti archeologi più grandi e ricchi dell'Età del Bronzo del
Medio Oriente. Shahr-i Sokhta, conosciuta come la “Città Bruciata”, è un
insediamento antico di 5 mila anni collocato nella parte sudorientale
dell'Iran, non lontano dai confini con Pakistan e Afghanistan. Tra i
tanti reperti lasciati dai suoi misteriosi abitanti c'è anche il primo
“cartone animato” della storia.
Per quasi millecinquecento anni, dal 3200 al 1800 a.C., la Città Bruciata, il cui nome originale è Shahr-i Sokhta,
è stata la più grande e importante città della preistoria, i cui resti
hanno attirato archeologi di tutto il mondo per quasi un secolo.
L’insediamento, posto nel sudest dell’Iran, non lontano dai confini
con Pakistan e Afghanistan, si estendeva su una superficie di quasi 150
ettari.
Secondo i documenti, sono quattro le generazioni che hanno occupato
la città e le sue rovine mostrano che una volta l’insediamento urbano
era diviso in quartieri residenziali, aveva una zona industriale e un
grande cimitero pieno di costruzioni commemorative.
Durante la sua esistenza, questo antico luogo è stato uno dei centri
vitali della civiltà asiatica dell’Età del Bronzo, praticamente un
importante centro di convergenza per molte delle civiltà preistoriche
più importanti come quelle persiane, mesopotamiche, indiane e cinesi.
Nonostante sia un sito di grande interesse da parte dell’archeologia
internazionale, ci sono ancora alcuni enigmi che circondano il grande
sito archeologico. Innanzitutto, la città sembra comparire nel corso
della storia dal nulla. Alcuni studiosi attribuiscono la sua fondazione
alla cultura Jiroft, ma è questione molto dibattuta.
In secondo luogo, anche la sua scomparsa sembra essere improvvisa, ma
anche catastrofica. Nel corso della sua storia, infatti, la città è
stata incendiata per ben tre volte, cadendo definitivamente in rovina
dopo l’ultimo incendio, quando fu deciso di non ricostruirla più. È
possibile che il suo nome si correlato a questi eventi sconosciuti e
devastanti.
Come riporta shahr-i-sokhta.ir,
dato che gli scavi archeologici non hanno portato alla luce nessuna
arma, fortezza difensiva e nemmeno mura di cinta per la difesa della
città, molti studiosi ritengono che gli abitanti della città era un
popolo pacifico e che non venivano coinvolti in guerre o battaglie di
sorta.
Lo studioso britannico Orwell Stein fu il primo ad individuare il
sito archeologico della Città Bruciata nel 1915. Successivamente, un
team di archeologi italiani dell’Istituto Italiano per il Medio Oriente
ha cominciato a scavare la zona nel 1960.
Tra le molte scoperte, quelle più significative riguardano lo stile
architettonico degli edifici della città, come un tratto di muro spesso
circa 90 cm, sulla cui superficie poggiavano pezzi orizzontali di legno
coperti con fango e malta. Si pensa che tale tecnica servisse per
rafforzare le strutture edilizie per far fronte ai terremoti, ma questo
particolare architettonico non è ancora del tutto spiegato.
Sono stati rinvenuti anche i resti di molti laboratori industriali,
per non contare tutti gli artefatti scoperti come piatti in pietra,
terracotta e vari pezzi di stoffa. I ritrovamenti fanno pensare che gli
abitanti di Shahr-i Sokhta fossero abili falegnami, cacciatori e
tessitori. Inoltre, erano anche esperti in metallurgia, come
suggeriscono i ritrovamenti metallici nel sito.
Uno degli artefatti più significativi portati alla luce dagli
archeologi italiani nel 1983 è un calice decorato color crema sul quale
si pensa sia stata realizzata la più antica animazione del mondo. Cinque
immagini consecutive disegnate attorno al calice ritraggono una capra
che si muove verso un albero e mangiarne le foglie.
Le immagini combinate sono considerate il più antico cartone animato
conosciuto della storia. Il regista iraniano Mohsen Ramezani ha girato
un documentario di 11 minuti intitolato The Tree of Life, nel quale ha
utilizzato le illustrazioni del calice per mostrare il movimento della
capra. L’immagine della capra è poi diventata il logo della ASIFA,
l’Associazione iraniana per i Film d’Animazione.
Regista iraniano Mohsen Ramezani girato un documentario di 11 minuti ,
intitolato The Tree of Life , per il quale ha usato le illustrazioni
sul calice per mostrare il movimento della capra selvatica verso un
albero in cinque immagini consecutive . Questa immagine capra selvatica
fu poi adottato come simbolo della ASIFA , l’Associazione di iraniani
Film d’Animazione .
Nel dicembre del 2006, gli archeologi sono incappati in un altra
scoperta di massima importanza: un occhio artificiale che le analisi
hanno rivelato essere la protesi oculare più antica mai utilizzata
dall’uomo. Il bulbo artificiale è stato trovato su uno scheletro
femminile di 1,82 metri di altezza, molto più alta delle altre donne del
suo tempo.
Nonostante le numerose campagne di scavi e gli studi effettuati sul
sito, le ragioni per cui la Città Bruciata sia caduta in maniera così
improvvisa rimangono un mistero. I ricercatori, tuttavia, continuano a
sperare che un giorno si possa incappare in qualche documento storico
che li aitui a trovare il nome originale della città e cosa sia successo
ai suoi abitanti dopo che l’ultimo incendio la rase al suolo.