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giovedì 2 maggio 2013

Oceania: I petroglifi di Pilbara potrebbero essere i più antichi del pianeta. Se ne contano un milione.






La regione del Pilbara è un territorio aspro e roccioso, situato nella parte occidentale dell'Australia, a circa 1.300 chilometri a nord di Perth e che copre un'area di circa 500.000 chilometri quadrati.
Dal punto di vista geologico, la regione è molto antica. Nel Pilbara, infatti, si trovano alcune delle rocce di superficie più antiche del pianeta, compresi antichi resti fossilizzati conosciuti come stromatoliti (strutture sedimentarie finemente laminate dovute all'attività di microrganismi fotosintetici come i cianobatteri e microscopiche alghe eucariotiche) e rocce granitiche risalenti a più di 3 miliardi di anni.
Si tratta di uno dei luoghi più affascinanti dell'Australia, con la presenza delle prime tracce di vita comparsa sulla Terra. Oggetto di grande interesse da parte dei ricercatori, la regione del Pilbara custodisce notevoli segreti preistorici.
In un articolo pubblicato su Geology, Birger Rasmussen, ricercatore presso il Dipartimento di Geologia della Curtin University, ha riportato la scoperta, nel 2011, di quella che è conosciuta come “tranquillityite”, un minerale che prende il suo nome dalla “Base della Tranquillità”, il sito scelto per l'allunaggio della missione Apollo 11 della NASA.

Per lungo tempo si è ritenuto che la tranquillityite fosse presente solo sulla Luna. 
La difficoltà ad identificarla sul nostro pianeta si deve al fatto che si presenta per la sua struttura filiforme, una forma molto delicata che tende a disfarsi a contatto con gli agenti atmosferici. Si tratta di campioni molto antichi, risalenti a più di un miliardo di anni. 
Ma ciò che ha reso famoso il sito di Pilbara sono i numerosissimi enigmatici petroglifi aborigeni, decisamente più antichi del sito di Stonehenge e delle piramidi d'Egitto.

Queste incredibili incisioni rupestri rappresentano figure stilizzate di esseri umani, animali (alcuni dei quali estinti circa 3 mila anni fa) e moltissimi volti umani. 
Da una stima approssimativa, gli archeologi ipotizzano che si possano contare fino ad i milione di incisioni!




Quando furono eseguite le prime analisi sui petroglifi, i ricercatori pensarono che le rocce potessero a circa 30 mila anni fa, ma lo studio condotto dal team del professor Brad Pillans, geologo presso  l'Australian National University, ha riservato un'incredibile sorpresa.

Le analisi sono state eseguite sui campioni raccolti sulla penisola di Burrup, caratterizzata da un clima tropicale semi-desertico con basse precipitazioni, misurando il tasso di erosione naturale delle rocce.
I risultati mostrano che la zona è interessata da tassi di erosione più bassi di qualsiasi altra parte del mondo, fornendo l'ambiente ideale per la conservazione dell'arte rupestre. Questo fattore potrebbe essere attribuito sia alla resistenza della roccia stessa, che alle condizioni climatiche particolarmente favorevoli.
“La combinazione di una roccia particolarmente resistente e del clima secco ci fanno pensare che le incisioni potrebbero risalire a ben 60 mila anni fa”, spiega Pillans nella ricerca che verrà pubblicata a giugno del 2013 su Quatermary Science Reviews. 
Si tratta di incisioni che attraversano la storia, suggerendo che ci troviamo di fronte ad alcuni dei più antichi petroglifi del mondo”.




In un'intervista rilasciata poco dopo la sua scoperta, il professor Pillans ha confessato il suo stupore quando ha visitato la penisola di Burrup: “Ero assolutamente stupito dal numero e dalla varietà delle incisioni rupestri aborigene. Si stima che ci siano fino ad un milione di immagini, molte delle quali sono opere d'arte stupefacenti.
Data la straordinaria quantità e diversità di questi magnifici petroglifi e della loro antichità, Pillans si augura che l'area possa essere presto nominata patrimonio mondiale dell'umanità da parte dell'Unesco.