La liberazione dei beagle e il licenziamento di quindici lavoratori sono la doppia faccia della stessa medaglia, quella di Green Hill.
Da quando la Procura di Brescia ha disposto il sequestro probatorio dell'allevamento di Montichiari il 18 luglio 2012, la società non ha più fatturato un euro; nell'ultimo bilancio, inoltre, l'azienda ha registrato una perdita di esercizio per oltre un milione e 700mila euro.
Da qui nasce la «necessità e l'urgenza» lamentata dai vertici della Green Hill per avviare una pesante riduzione del personale. Per la precisione, alla scadenza della cassa integrazione in deroga, il prossimo 30 giugno, per quindici dipendenti su diciassette ancora a libro paga della società di Montichiari, verrà aperta la procedura di mobilità.
«Di fronte a questa presa di posizione - tuonano dalla Fai Cisl - facciamo appello alle istituzioni perché riconoscano a questi quindici lavoratori bresciani la stessa sensibilità un tempo dimostrata ai cani allevati nella Bassa». I sindacalisti di via Altipiano d'Asiago mettono in evidenza che per i 15 addetti a rischio licenziamento (dodici operai e tre impiegati), in quanto lavoratori con contratto «agricolo», al termine della cassa in deroga non è previsto nessun altro sostegno al reddito (ad esempio l'Aspi o l'assegno di disoccupazione).
«L'azienda ha deciso di licenziare ancora prima di ricevere la sentenza del Tribunale - puntualizzano dalla Flai Cgil -. Riconosciamo che un'impresa non può stare ad aspettare i tempi biblici della giustizia italiana, ma è altrettanto vero che l'estate scorsa quelli di Green Hill dicevano di essere dalla parte della ragione.
Perché i lavoratori devono pagare il conto più salato di tutta questa vicenda?».