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lunedì 18 marzo 2013

Luoghi: India. Ladakh.

"C'è molta neve ma il vento è scarso. Le persone indossano giubbe di cuoio e abiti di lino bianco.
Sono leggeri e frivoli, e di carattere debole e pusillanime".
(Xuanzang).






Incuneata fra l'Himalaya a sud e il Karakoam a nord, la regione del Ladakh, oggi distretto dello stato del Jammu e Kashmir, è stata sottoposta nei secoli a diverse influenze culturali, che ne hanno plasmato l'identità in maniera del tutto peculiare.
Le ricerche archeologiche hanno messo in evidenza come la regione sia frequentata almeno fin dal neolitico, probabilmente da piccoli gruppi nomadi di cacciatori-raccoglitori; una cultura definibile come "neolitica" in verità continua in queste zone anche quando, lungo il corso inferiore dell'Indo, si è sviluppato la civiltà harappana (2600-1900 a.C.).
Non sono chiare le interazioni con quest'ultima area.
Il Ladakh, assieme al Kashmir, si distingue in epoca post-neolitica per la presenza del megalitismo, in forma di menhir disposti a semicerchio; tipiche della valle di Leh sono invece le tombe a cista o a camera sotterranea con sepolture multiple, fra cui i corredi spiccano delle armi di bronzo dalle forme tipiche e la deposizione dei crani su scaffalature in legno, diversamente dalle altre ossa.








Con la diffusione nella regione del buddismo, l'orizzonte culturale subisce profondi cambiamenti che perdurano fino ad oggi, quando l'80% della popolazione è buddista nella sua tradizione tibetana.
Ed è soprattutto nell'ambito del buddismo che si esprimevano l'architettura e la pittura di questa regione, i cui modelli sono da ricercare principalmente nella feconda tradizione artistica del vicino Kashmir.





Tre chorten presso il monastero (gompa), Rangdum (Ladakh).


Il chorten è un'evoluzione della forma dello stupa, diffusa principalmente in Tibet ma anche in altre regioni limitrofe.
Il nome significa "ricettacolo/sostegno" delle offerte, ed è un vero e proprio monumento funerario.
la struttura del chorten ha subito diverse modificazioni rispetto al modello indiano; su di un basamento quadrato (o esagonale) poggiano quattro gradoni, a sostenere una cupola non più di forma emisferica bensì a "pentola" rovesciata.
Sulla cupola i chhattra dello stupa indiano diventano tredici dischi che formano una struttura conica, i cima alla quale stanno una piccola mezzaluna, un sole e un pinnacolo.
Come lo stupa, anche il chorten è l'espressione architettonica di un simbolismo cosmico, forse ancora più elevato: le cinque parti costitutive del monumento corrispondono ai cinque elementi, alle cinque sillabe mistiche e alle cinque parti del corpo mistico.





Il chorten non è né una tomba né un reliquiario; è un cenotafio, un monumento posto a ricordare un evento importante, un ex voto, un ringraziamento al Buddha.
Queste strutture, nella maggior parte dei casi di dimensioni non monumentali, si trovano numerose lungo i percorsi delle regioni himalayane di cultura e tradizione tipicamente tibetane; così è per Ladakh, noto anche come "Piccolo Tibet".






Pitture murali nel monastero di Lalung (Ladakh), XVI secolo

Nelle regioni himalayane fra Tibet e Kashmir sopravvivono ancora monasteri buddisti risalenti all'XI secolo e oltre; i lavori di restauro e di adattamento non hanno pregiudicato in molti casi la conservazione delle antiche sculture e pitture.
Il Ladakh ha subito profonde influenze culturali sia kashmire sia tibetane; attorno al X-XI secolo, tuttavia, sono l'architettura e le arti del Kashmir  ad avere avuto l'impatto più importante, mentre l'apporto tibetano si manifesta nei secoli seccessivi.
Il monastero di Lalung ospita pitture raffiguranti bodhisattva circondati da figure più piccole di uomini e divinità; l'utilizzo soprattutto dei colori primari, la mancanza di volume e di linee danno alle pareti dipinte un senso di quiete adatto a un ambiente per la meditazione.
In Ladakh è testimoniata anche l'arte rupestre buddista, nella forma di grandi bodhisattva ricavati a rilievo sulle pareti rocciose: ne è un'esempio il Maitreya a Mulbek, alto circa 9 metri.