Valle d'Aosta è sinonimo di castelli: i più belli appartennero alla famiglia Challant, prima Visconti di Aosta, poi dal XII secolo feudatari dei Savoia.
Strutture "monoblocco"di stretto carattere militare a verrès e Ussel si alternano ai fastosi manieri di Issogne e Fenis, celebrativi del respiro ormai europeo della casata e della sua vicinanza all'elegante gusto tardogotico.
Castello di Verrès
Da Pont-Saint-Martin, porta di accesso alla Vallèe, come viene chiamata dai residenti di lingua francese, si segue la S.S.26, che ripercorre in parte il tracciato della strada consolare delle Gallie, antichissimo asse viario romano.
Resti di quello che fu un capolavoro d'ingegneria sono sopravvissuti al logorio del tempo: ecco i 32 metri di luce del ponte sul Lys, proprio a Pont-Saint-Martin, e un tratto di carreggiata strappata alla nuda roccia vicino a Donnas, a 3 chilometri.
Il Forte di Bard, spoglio e squadrato, si erge imponente 2 km più avanti, primo contatto visivo con i castelli della regione: in sostanza , si tratta di un rifacimento sabaudo (1830-1838) di un edificio del XII secolo, fatto smantellare da Napoleone nel 1800.
Interessante è anche il piccolo borgo, serrato tra la fortezza e la parete rocciosa, all'ombra di una stretta gola scavata dal ghiaccio che 10.000 anni fa era signore incontrastato della valle.
Nove chilometri dopo si incontra Verres, graziosa cittadina dominata dal castello, un blocco quadrato di trenta metri per lato, senza torri, di una certa eleganza grazie alla ricercata merlatura.
Venne fatto costruire nel 1390 da Ibleto di Challant, e Renato di Challant lo potenziò contro le nuove dirompenti armi da fuoco nel 1536.
Dell'interno, senza affreschi e arredi, colpiscono la vastità degli ambienti, disposti su tre piani, i camini monumentali e le volte "a ombrello" di alcune sale.
Castello di Issogne
Per gustare le raffinatezze di corte bisogna però attraversare la Dora e raggiungere il Castello di Issogne.
L'edificio ricorda più un palazzo signorile che un maniero: così volle Giorgio di Challant, che lo arricchì di affreschi e di stucchi.
Tre botteghe artistiche lavorarono tra il 1499 e il 1509 e affrescarono le lunette del portico nel cortile (vivaci rappresentazioni di negozi e botteghe), la cappella, gli oratori delle stanze di Giorgio Challant e Margherita de la Chambre e la sala di giustizia (vedute di paesaggi con racconti di viaggi e scene di caccia con gli Challant).
Pareti interne ed esterne sono coperte da curiosi graffiti: i visitatori vi incidevano massime di saggezza cortese.
Nel cortile campeggia l'originale fontana a forma di melograno, in ferro battuto.
Tornati sulla statale, poco dopo Montjovet, la Dora svolta bruscamente a sinistra e la valle si apre nella conca che accoglie le vivaci Saint Vincent (a 11km) e Chatillon (a 3 km), dominata dal castello di Ussel, sulla sponda opposta del fiume.
Castello di Fenis
Il maniero trecentesco voluto da Ebalo di Challant è il primo esempio di castello "monoblocco" valdostano. prima la struttura architettonica consueta consisteva in un mastio centrale difeso da mura.
Molto più noto è il Castello di Fenis, a 13 km, placidamente disteso su un pianoro: a renderlo inattaccabile provvedevano la doppia cinta muraria e il numero di torri.
Gli affreschi della cappella (Madonna di Misericordia, Annunciazione e Santi) e del cortile furono eseguiti nel 1420 da una bottega legata allo stile del torinese Giacomo Jaquerio.
La visita si chiude proprio tra raffinati dipinti del cortile: su tre lati il doppio loggiato è adorno di figure di santi, mentre in cima alla scala si impone il S. Giorgio che libera la principessa; il quarto lato è invece opera di Giacomino da Ivrea (1440).
Tutta la decorazione pittorica fu eseguita sotto Bonifacio di Challant, figlio di Aimone, costruttore del castello (1340).