Negli ultimi 50 anni, dopo la scoperta di un sito vichingo sull’isola di Terranova, archeologi di tutto il mondo hanno esplorato la costa orientale del Nord America alla ricerca delle tracce lasciate dai vichinghi.
Finora le ricerche non avevano portato a niente di certo, ma ora l’archeologa Patricia Sutherland ha annunciato la scoperta di nuove prove di un secondo avamposto vichingo nelle Americhe dopo L’Anse aux Meadows.
Scavando tra le rovine di un antico edificio sull’isola di Baffin, molto al di sopra del Circolo Polare Artico, un team guidato da Sutherland, professoressa di archeologia alla Memorial University, ha trovato alcune coti (le pietre usate per affilare le lame) molto intriganti. Le tracce di leghe di rame, come il bronzo, lì ritrovate, erano materiali noti ai vichinghi ma sconosciuti tra gli indigeni dell’Artico.
Gli archeologi sanno da tempo che i vichinghi salparono verso il Nuovo Mondo intorno all’anno 1000. Una famosa saga islandese racconta le gesta di Leif Eriksson, un capo vichingo dalla Groenlandia che navigò verso ovest in cerca di fortuna. Secondo la saga, Eriksson si fermò sull’isola di Baffin, che lui chiamò Helluland, una parola norrena che significa “Terra delle Pietre Piatte”, prima di dirigersi a sud verso Markland (probabilmente il Labrador) e la più ospitale Vinland (forse Terranova).
Negli anni ’60, i ricercatori norvegesi Helge Ingstad e Anne Stine Ingstad, avevano scoperto e scavato l’accampamento vichingo a L’Anse aux Meadows, sull’isola di Terranova, il primo avamposto vichingo accertato nelle Americhe. Datato tra il 989 e 1020, il campo vantava tre sale e un assortimento di capanne per la tessitura, la lavorazione del ferro e la riparazione delle navi.
Nel 1999, Sutherland aveva già notato due insoliti pezzi di corda scavati in un sito dell’isola e conservati in un museo canadese. La tessitura dei fili assomigliava poco a quella praticata dai cacciatori artici per il cordame; era invece identica a quella usata dai vichinghi nella Groenlandia del XIV secolo.
Le successive analisi dei reperti dell’isola conservati nei musei hanno portato all’identificazione di altri filati vichinghi, di bastoncini di legno usati per i conteggi nelle transazioni commerciali, e decine di coti vichinghe.
I manufatti provengono da quattro siti, che vanno dal nord dell’isola di Baffin al Labrador settentrionale, (1.600 chilometri di distanza). I cacciatori artici indigeni, conosciuti come il popolo Dorset, si era accampato in ciascuno dei siti, aumentando la possibilità di un contatto amichevole con i Vichinghi.
Incuriosita, nel 2001 Sutherland ha riaperto gli scavi presso il sito più promettente, un luogo conosciuto come valle di Tanfield, scoprendo tracce lasciate dai vichinghi: frammenti di peli di ratti del Vecchio Mondo, un osso di balena simile a quelli utilizzati in Groenlandia per tagliare le zolle; grosse pietre che sembrano essere state tagliate e modellate da degli europei, e altri filati e coti vichinghe. Anche le rovine di un edificio in pietra sembrano avere una notevole somiglianza con quelle in Groenlandia.
Tuttavia, alcuni ricercatori sono rimasti scettici. La maggior parte delle datazioni al radiocarbonio ottenute da archeologi precedenti avevano suggerito che quella valle fosse abitata molto prima dell’arrivo dei vichinghi. Ma, come sottolinea Sutherland, il sito mostra segni di occupazioni diverse, e una delle datazioni indica il XIV secolo, quando i coloni vichinghi stavano coltivando la vicina costa della Groenlandia.
Cercando di risolvere il mistero, Sutherland ha fatto analizzare più di 20 coti al Geological Survey of Canada che, utilizzando una tecnica nota come spettroscopia a dispersione di energia, ha rilevato striature microscopiche di bronzo, ottone e ferro fuso – chiare prove della metallurgia europea.
L’ipotesi di Sutherland è che esistesse una rete commerciale transatlantica tra i vichinghi, che portavano metalli e oggetti di legno, e i popoli artici, che in cambio davano del pregiato avorio di tricheco e morbide pellicce.