"Se la Terra gira, tu gira con lei".
(proverbio peul, Mali).
I Fulbe, che i francofoni chiamano Peul e gli anglofoni Fulani, sono una popolazione di pastori (circa sei milioni di persone), in parte nomadi e in parte sedentarizzati, sparsi in tutta l'Africa occidentale, dal Senegal al Cameroun.
Gli europei, guardando ai loro tratti fisici e alla loro lingua misteriosa hanno a lungo speculato sulle loro origini collocandole di volta in volta in India, Malesia, Polinesia, antico Egitto ed Etiopia o vedendovi degli indoeuropei di origine zigana.
I Fulbe che hanno continuato a praticare la transumanza rimanendo legati ai modi di vita tradizionali si sono diffusi pacificamente convivendo con le diverse popolazioni incontrate alle quali forniscono prodotti caseari in cambio di prodotti agricoli e oggetti artigianali.
Molto apprezzate sono le coperte di lana (khasa) che sono tessuti dalla casa dei Mubute.
I Fulbe che si sono urbanizzati e convertiti all'islam hanno invece edificato, con politiche di conquista, stati centralizzati basati sulla legge coranica come quelli di del Fouta Jallon (Guinea), di Macina (Mali), di Sokoto nella Nigeria settentrionale, dove prendono anche il nome di Bororo, edell'Adamawa (cameroun).
In Nigeria, in particolare, il loro potere si impose sulla città-stato degli Hausa, nate dal riallineamento verso est delle piste carovaniere trans-shariane in seguito all'invasione nel 1591 dell'impero shongay a opera dei marocchini.
La vita nomade non consente la produzione e il possesso di molti beni materiali, perché sono un fardello che limita la libertà di spostamento, le arti sono soprattutto quelle della parola (la poesia) e della cura dell'aspetto della propria persona.
Acconciature, gioielli e abbigliamento sono l'oggetto di una cura costante.
Aristocratici refrattari al lavoro manuale, i Fulbe realizzano i loro desideri estetici servendosi degli artigiani di altre etnie.
Anelli, bracciali e cavigliere (in oro, rame o argento) denotano l'età e la condizione sociale della donna: a ogni nuova nata la madre leva una parte degli anelli dandoli alle figlie per poi togliersi definitivamente quando la più grande raggiunge l'età di dieci-dodici anni.
L'attenzione alla bellezza del corpo da parte dei Fulbe (Bororo) raggiunge il suo momento culminante in occasione dei festival (gerewol) che si tengono durante la stagione delle piogge quando i pastori di diverse clan si riuniscono e i giovani si sfidano danzando in concorsi di bellezza per conquistare le ragazze.
Si indossa un copricapo decorato con una striscia di cauri e una piuma di struzzo.
Gli occhi, altro fattore chiave della bellezza, vengono continuamente sgranati.
Il volto è dipinto e reso brillante spalmandovi del burro.
Le labbra vengono annerite e alle estremità vengono dipinti motivi lineari, o triangoli e punteggiati; questo aumenta il contrasto con la bianchezza dei denti, che sono gli elementi chiave della bellezza maschile, e che vengono costantemente messi in mostra con un sorriso ostentato.