Seguendo le orme di Salvatores.
Dalle location del film "Marrakech express"
La strada che porta a sud è un lungo pianeggiare verde, senza case; seguito da un bosco di eucaliptus, colline spelate e distese di piante.
Alle spalle Casablanca. Davanti Marrakech: la grande torre della Kotonbia al centro, vicoli dove riescono a mescolarsi e a convivere culture africane, islamiche, arabe e berbere e, sullo sfondo, le cime dell'Alto Atlante coperte di neve.
Il vecchio cuore di questa incredibile città è Jemaa el Fna, la piazza del "nulla" circondata da un fitto reticolato di mercanti, i souk.
Ed è qui che la vita è più animata; file interminabili di bancarelle di cibo, tappeti e monili, incantatori di serpenti e narratori di storie.
Ogni anno si riserva qui un milione di viaggiatori, più del doppio degli abitanti; arrivano in gran parte dalle spiagge di Agadir, per una breve visita di un giorno, il tempo sufficiente per vedere il minareto della Kontonbia o la Medersa di Ben Yussen.
Ed è un peccato, perché Marrakech si lascia conoscere solo da chi sà viaggiare nel tempo.
ll viaggio prosegue per 250 chilometri verso sud, lontano dal rumoroso traffico cittadino.
Proseguendo la statale che collega Marrakech con Agadir, ci si trova di fronte ad un scenario meraviglioso, forse uno dei più belli di tutto l'itinerario.
Spazi infiniti e, sullo sfondo l'azzurro intenso del cielo africano.
I paesaggi cambiano rapidamente; montagne, gole, valli e regioni pre-desertiche frequentate da pastori e dalle loro greggi.
Si ha la sensazione che il tempo, qui, si sia fermato.
La gente che si incontra è in completa armonia con l'ambiente e con i ritmi lenti e costanti di questa terra, e il domani sembra non esistere.
Si sente solo il rumore del vento.
La terra ha il colore rosso e, dove la roccia è nuda, l'erosione ha creato forme aspre e tonde.
E' il Marocco di Pierre Loti, scrittore di viaggi di fine ottocento.
In certi punti sembrano essere cambiato proprio nulla da allora.
Isole e spazi rimasti incontaminati.
Nessun sentiero li ha mai attraversati promettendo ricchezza e sviluppo.
Luoghi poveri, che non hanno conosciuto speculazioni.
Dopo alcune ore, si arriva finalmente ad Agadir, città della costa dell'Alto Atlante, che si affaccia sull'oceano.
La sua ricostruzione, dopo il terremoto che la colpì nel 1960, l'ha trasformata in una città di mare fortemente turistica.
Ma è solo una tappa.
Il vero crocevia del sud marocchino è Ouarzazate, situata tra le valli del Draa e Dades.
Ed è lei che prepara dolcemente il viaggiatore alle sensazioni più estreme del deserto e alla vista delle magnifiche "kasbah", capolinea delle culture più diverse, un tempo roccaforti e residenze principesche, oggi sentinelle della terra di frontiera tra i contrafforti dell'Alto Atlante e le lande desolate del Sahara.
Nessuno conosce veramente le origini di queste caratteristiche costruzioni: torri e mura in terra battuta o in mattoni cotti al sole, che racchiudono in sé semplici abitazioni o intere città.
La più importante e immortale è la kasbah di Taourirt, che circonda un grazioso villaggio berbero.
Ogni domenica mattina, tra le sue mure viene allestito un mercato dove si possono acquistare vesellame, oggetti in pietra intagliata, coperte e tappeti antichi.
Percorrendo per alcune ore la vicina valle del Draa, si incontra il fiume che le dà il nome, lungo le cui sponde si "srotola" un nastro fertile che dà vita a numerosi villaggi.
Un unica striscia a palmeto ricopre molti chilometri di terra prima del deserto.
Ed eccola la "perla del sud", Zagorà, un insediamento situato a 750 metri sull'altipiano subsahariano, che risale al periodo coloniale francese.
E' una stupenda oasi tra Agdz e Mhamidma.
Ma le sue case e le sue piante sono l'ultimo contatto con l'umanità che, proseguendo, scompare lentamente all'orizzonte.
A Merzougà, la strada s'interrompe e si presentano "potenti" dune di sabbia.
Affascinante, grandioso, sconfinato, il deserto offre un paesaggio carico di suggestioni, nella sua totale desolazione.
Ed è Erfoud il capolinea.
Città principale della valle dello Ziz, a sud di Er Rachidia.
Una delle località principali del Tafilet, regione da cui provengono gli antenati di Re Hassan II.
In ottobre, va in scena la festa dei datteri.
E c'è chi si spinge fino a Rissani, sede della residenza della famiglia reale e del mausoleo del capostipite della dinastia Manlay Ali Cherif.
Marocco profondo...terra del vento.