"Quando Celio fu sconfitto, Servio Tullio, che a quel tempo si chiamava Mastarna, mutò il proprio nome e conquistò la corona di Roma". ( Claudio ).
Le fonti romane narrano che il sesto re di Roma, Servio Tullio, era figlio di una principessa latina schiava di Tanaquilla, allevato presso la reggia per volere della regina.
Non avendo discendenti maschi, Tarquinio Prisco lo avrebbe scelto come genero e successore del trono.
Ben diversa è la tradizione etrusca: Servio Tullio sarebbe da identificare con Mastarna, un eroe vulcente amico e commilitone (sodalis) dei fratelli Vibenna (forse loro schiavo), che, dopo una serie di scontri con Roma, alla morte del compagno Celio Vibenna conquista la città e ne diviene re.
A conferma di questa versione esiste un discorso tenuto al Senato nel 48 d.C. dall'imperatore Claudio, appassionato conoscitore della storia etrusca.
La saga dei Vibenna e del sodale Mastarna, che doveva essere ben nota in Etruria, era narrata anche dalle Tuscae Historiae, un testo annalistico citato da Livio e da Varrone e andato perduto.
La sua memoria è conservata nelle pitture di un grande monumento funerario di Vulci, la tomba Francois, appartenuta alla famiglia dei Saties.
Gli affreschi illustrano in sucessione diverse scene che si aprono con la liberazione di Caile Vipinas ( Celio Vibenna ) da parte di Mastarna.
Fanno da contaltare le pitture della parete opposta, rappresentazione di alcuni episodi della guerra di Troia.
Dalla lettura comparata dei cicli pittorici si evince la forte impronta antiromana, che vede gli Etruschi vittoriosi sui Romani discendenti di Enea, così come i Greci lo erano stati sui Troiani.
Affreschi della Tomba Francois, da Vulci, seconda metà IV secolo a.C., Roma, Villa Albani, Collezione Torlonia.
La fortunosa scoperta della tomba Francois si deve al geologo toscano Alessandro Francois, appassionato di archeologia, che nel 1857 la mise in luce nei possedimenti della famiglia Torlonia a Vulci.
La sepoltura presenta una pianta molto articolata, costituita da un lungo corridoio di accesso ( dromos ) che sblocca nell'ambiente principale dalla caratteristica conformazione a T; su questa e sul dromos si aprono le altre camere funerarie.
Caile Vipinas ( Celio Vibenna ), con le mani legate, viene liberato da Mastarna .Nel nome etrusco di Mastarna si riconosce la stessa radice del verbo macstrev (e) che significa "fu comandante".
Tutte le scene, richiamando alla memoria le gesta dei fratelli Vibenna e di Mastarna, introducono alla situazione politica del tempo in cui fu costruita la tomba, la seconda metà del IV secolo a.C., e alle lotte allora in corso tra alcune città dell'Etruria a Roma.
In sucessione tre personaggi, Larth Ulthes, Rasce e Aule Vipinas, tutti presumibilmente di Vulci, si battono vittoriosamente contro tre personaggi di altre città etrusche coalizzate con Roma, verosimilmente Sovana, Falerii e Volsimii.
Marce Camilthas tiene per i capelli, dopo averlo atterrato, Cnaeve Tarchunies Rumach.
Quest'ultimo personaggio, identificato con un Tarquinio di Roma, offre un appiglio cronologico di chiara lettura.