lunedì 27 maggio 2013

Luoghi: India. Sanchi.


"Cento anni dopo la mia morte ci sarà a Pataliputra un imperatore di nome Asoka. Egli dominerà uno dei quattro continenti e adornerà il Jambudvipa con le mie reliquie" (Ashokavadana).





Sito buddista fra i più famosi dell'India; gli scavi hanno dimostrato che la vita di quest'area sacra, iniziata verso il III secolo a.C. (epoca maurya) con la costruzione dello Stupa I o Grande Stupa, prosegue senza interruzioni fino al XII secolo d.C.
Le strutture più importanti sono i tre stupa, dei quali il più antico (stupa I) è stato oggetto di numerose aggiunte, integrazioni e rielaborazioni in epoche diverse.
In particolare, il nucleo originario, di epoca maurya (III-II secolo a.C.), è stato inglobato nella struttura attuale sotto gli Shunga (II-I secolo a.C.), mentre i quattro torana (portali) decorati, una delle testimonianze più importanti e ricche della scultura buddista, sono datati al I secolo d.C.





Lo stupa III è di poco più recente del Grande Stupa, è di dimensioni minori e ha un solo torana, ma nel complesso riprende usai del tutto le caratteristiche del precedente.
Al suo interno sono conservate le relique di due dei maggiori discepoli del Buddha.
Lo Stupa II fu eretto probabilmente fra la metà del II e l'inizio del I secolo a.C.; anch'esso contiene delle reliquie (assenti invece dello stupaI), ma è privo di portali e ha un aspetto molto più sobrio rispetto agli altri due.
Sanchi era senza dubbio sede di una comunità buddista estesa e fiorente; la grande quantità di sculture commissionate dai devoti sta a testimoniare quanto il santuario godesse di un prestigio diffuso nel Subcontinente.





Veduta dello Stupa II, Sanchi (Madhya Pradesh)


Nel buddismo la relazione fra monaci e devoti laici era molto stretta, i secondi infatti, tramite le offerte, davano ai primi la possibilità di dedicarsi interamente alle attività spirituali, senza doversi preoccupare di quelle mondane.
Oltre a cibo e vestiti, i laici fornivano ai monaci dei luoghi ove riparare durante la stagione delle piogge, che rendevano molto più difficile la loro vita da itineranti.
Tutte queste donazioni facevano si che, in contraccambio, i laici potessero acquisire meriti per le future rinascite pur senza entrare a far parte della comunità manastica.






Con il tempo e con l'aumentare della ricchezza dei committenti, i doni fatti ai monaci divennero monasteri, edifici sacri e decorazioni per gli stessi, dando così origine all'arte e all'architettura buddiste.





Particolare del retro del torama nord dello Stupa I. Sanchi (Madhya Pradesh)

I torana del Grande Stupa di Sanchi sono fra i monumenti più importanti del buddismo del I secolo d.C. grazie alle loro decorazioni che forniscono una summa iconografica della prima arte buddhista.
Le architravi presentano dei rilievi dove sono raffigurati episodi della vita del Buddha o delle sue vita precedenti (jataka), assieme a decorazioni floreali, geometriche e di soggetti animali.
Fra un'architrave e l'altra sono presenti dei pilastrini decorati; in alcuni casi (come nel torana a nord) sono alternati a figure a tutto tondo che riempiono gli spazi fra l'uno e l'altro, in forma di uomini a cavallo o su elefanti.





Il torana, riproduce in pietra di una struttura lignea, è il luogo dove si concentra l'espressione iconografica di Sanchi, diversamente da unto accade in altri siti ( per esempio Bharhut) in cui è la balaustra (vedika) a essere ricca di decorazioni.