lunedì 13 maggio 2013

Il porto più antico d'Egitto.


Gli archeologi hanno rinvenuto quello che ritengono essere il più antico porto mai trovato in Egitto, sulla costa del Mar Rosso, insieme alla più antica collezione di papiri del paese. Il porto risale a 4.500 anni fa, ai tempi del faraone della IV dinastia Cheope, morto intorno al 2.566 a.C. 



“Le prove scoperte nel sito mostrano che è antecedente di oltre 1.000 anni rispetto ad ogni altra struttura portuale conosciuta al mondo”, dice Pierre Tallet, egittologo alla Sorbona e direttore della missione archeologica.


Il porto venne costruito sulle rive del Mar Rosso, nell’area del Wadi al-Jarf, 180 km a sud di Suez. La scoperta è stata effettuata da una squadra franco-egiziana.
Il sito era già stato esplorato nel 1823 dall’egittologo britannico Sir John Garner Wilkinson, che aveva individuato un sistema di gallerie scavate nella roccia a qualche km dalla costa. Le credette delle catacombe. “Il luogo fu poi descritto dai piloti francesi al lavoro nel golfo di Suez negli anni ’50, ma nessuno realizzò che conservava i resti di un antico porto faraonico”, spiega Tallet.


Usate come magazzini per navi smantellate, dopo le spedizioni di rame e pietre dal Sinai verso la valle del Nilo, le gallerie erano caratterizzate da un elaborato sistema di chiusura che faceva uso di grandi e pesanti blocchi di calcare con inciso il nome di Cheope (2.650 a.C. circa).


Il team ha anche portato alla luce centinaia di frammenti di papiri, dieci dei quali erano ben preservati. “Sono i più antichi papiri mai scoperti”, dice Tallet. Molti di questi descrivono come l’amministrazione centrale, sotto il regno di Cheope, mandasse cibo – soprattutto pane e birra – ai lavoratori impegnati nelle spedizioni marittime.
Un papiro in particolare è molto più intrigante: è il diario di Merrer, un funzionario coinvolto nella costruzione della Grande Piramide. “Principalmente riportava i suoi numerosi viaggi alla cava di calcare di Turah per prendere i blocchi per la costruzione della piramide”, racconta Tallet. “Anche se non impareremo nulla di nuovo riguardo la costruzione del monumento di Cheope, questo diario fornisce per la prima volta una panoramica su questa materia”.