mercoledì 10 aprile 2013

Forse scoperti resti del primo ibrido Neanderthal-Sapiens.





Un frammento di mandibola scoperto a Riparo Mezzena nel 1957 potrebbe appartenere al primo ibrido Neanderthal-Sapiens mai scoperto finora.
È il risultato di un nuovo studio internazionale pubblicato su Plos One, che ha analizzato un fossile proveniente dai Monti Lessini, in Veneto, scoprendo caratteristiche tipiche della nostra specie nella conformazione del mento dell'esemplare.
Secondo i ricercatori, tra i quali figurano David Caramelli e Martina Lari dell'Università di Firenze, è la prova di un incrocio tra le due specie, avvenuto nel nord della penisola circa 40 mila anni fa.
Per arrivare alla loro conclusione, i ricercatori hanno utilizzato un approccio multidisciplinare e nuove tecniche di indagine innovative, come la morfometria geometrica (un insieme di tecniche che si propongono di analizzare le differenze tra le forme biologiche catturando la geometria complessiva, e non semplici misure, delle strutture biologiche) e lo studio del Dna antico.

La mandibola fu scoperta alla fine degli anni Cinquanta a Riparo Mezzena, una cavità dei Monti Lessini, in associazione con strumenti in selce riferibili alla cultura musteriana, cioè quella prodotta dai Neanderthal, e secondo la datazione al radiocarbonio eseguita qualche anno fa risale a un periodo compreso tra i 35 e i 40 mila anni fa.
Un momento cruciale per la comprensioni dei diversi destini evolutivi delle due specie in quanto coincide, in Europa, alla comparsa dei sapiens e alla scomparsa dei Neanderthal.
Lo studio dei ricercatori si è concentrato sul confronto morfologico della mandibola con altri reperti neandertaliani europei dello stesso periodo e altri appartenenti a Homo sapiens, con il fine di verificare e valutare eventuali somiglianze fisiche.




Il mento, infatti, è una di quelle caratteristiche che ben differenziano le due specie: se nei Neanderthal il mento è quasi assente, nell'uomo anatomicamente moderno si fa invece sempre più marcato. Nel frammento di Riparo Mezzena queste differenze non sono invece così evidenti, visto che è presente un lieve accenno di mento.

"Il mento non è più sfuggente come nei neanderthaliani classici", spiegano i ricercatori, "ma mostra un accenno di protuberanza come negli uomini moderni e lascia supporre l’esistenza di una possibile specie ibrida".
A riprova della tesi ci sarebbe inoltre un altro elemento: anche in altre aree geografiche d’Europa dove le due specie hanno convissuto sono stati trovati neanderthaliani con un inizio di mento osseo.
Comunque, la mandibola di Riparo Mezzena sarebbe quindi una delle prime testimonianze dirette degli incontri sessuali tra gli ultimi neanderthaliani e i primi uomini moderni giunti in Europa.
Le analisi genetiche condotte sul DNA mitocondriale estratto dalla mandibola, hanno dimostrato infatti l’appartenenza del reperto alla specie neanderthaliana, e dato che il DNA mitocondriale si trasmette solo per via materna, di madre in figlio, l’accenno di mento descritto dai ricercatori nel loro studio potrebbe appartenere a un ibrido nato dall’unione di una femmina Neaderthal e di un maschio sapiens.