sabato 15 dicembre 2012

Oceania: Società e Potere, emblemi di status.


"Il tapu è il mana del potere spirituale" (proverbio maori).







Diversi oggetti e opere d'arte in Oceania, anche se uso pratico corrente, possono assumere valenze ulteriori per il fatto che chi li possiede, li usa o li esibisce è associato ad abilità, poteri, status o ranghi che lo differenziano da altri membri della società.
Dietro gli emblemi di status vi sono due concetti interrelati nelle cosmologie del Pacifico, conosciuti con i termini polinesiani di mana e tapu, tabù.
Il mana è una sorte di potere di origine spirituale o divina, che attribuisce efficacia alle azioni di chi o cosa lo possiede ed è solo riscontrabile nel momento in cui è messo in atto; per esempio il mana di un artigiano specializzato si palesa nella produzione di manufatti di pregio, quello di un guerriero nelle azioni di guerra andate a buon fine, mentre ogni fallimento per contro dimostra l'assenza del mana.
Il potere spirituale è incrementato dalle azioni di chi possiede e può accumularsi nella persona interessata e negli oggetti associati a essa, che diventano allo stesso tempo emblemi dei suoi poteri ma anche ricettacoli, a loro volta impegnati di potere spirituali.





La nozione di tabù, traducibile come sacro o separato, distinto, è completamentare a quella di mana, in quanto le persone o gli oggetti dotati di poteri spirituali diventano pericolosi per coloro che non condividono lo stesso potere, non sono nello stato rituale necessario per entrare in contatto con essi o non appartengono al rango che permette tale vicinanza con le forze spirituali del potere.
Oggetti e persone dotati di mana sono dunque tabù per chi non condivide gli stessi poteri spirituali e sono circondatida divieti e restrizioni che al contempo ne segnalano la separazione e li fanno rispettare.
Da queste proprietà deriva la funzione emblematica di alcuni oggetti, ornamenti, capi di abbigliamento che, associati a categorie di persone separate dagli altri membri della comunità del rango permanente, da uno stato rituale particolare o dall'associazione con poteri forti e pericolosi, diventano emblemi del loro status.




Hei-tiki, pendente antropomorfo maori, Nuova Zelanda, seconda metà del XIX secolo. Lugano, Museo delle Culture


Il hei-tiki era un ornamento personale molto prezioso tra i Maori, in quanto simbolo e portatore del mana del proprietario.
Era indossato al collo da uomini e donne di rango e tramandato agli eredi come un cimelio.
Attraverso il contatto con personaggi importanti delle generazioni precedenti accumulava il loro mana, che trasmetteva al portatore.
I più importanti avevano un nome personale e diventavano portatori di tali poteri da essere tapu.
Il loro potere diventava pericoloso per persone di status inferiore, che non potevano vederlo.
La pietra di nefrite era molto apprezzata dagli scultori maori per la sua durezza e considerata di origine soprannaturale.
Gli occhi del pendente sono intarsiati con anelli di conchiglia fissati con resina.
Questo pendaglio è è probabilmente stato ricavato dalla lama di un'ascia, da cui la forma squadrata del pendente.
Era portata al collo, appeso a una cordicella che passava da due fori sulla parte superiore.



Ascia ostensoria Kanak, Nuova Caledonia. Berlino, Ethonologisches Museum.


Asce cerimoniali come questa in Nuova Caledonia erano simboli materiali del potere dei clan a cui appartenevano e dell'autorità del capo clan che le aveva in custodia e le esibiva in contesti cerimoniali, usandole per sottolineare l'importanza delle sue parole.

La lama discoidale è in giada giadeite, preziosa perché presente in poche cave della Grande Terre.
Le lame scolpite facevano parte di un complesso ciclo di scambi,"la strada delle ricchezze"; da ciò derivava il prestigio di chi ne era in possesso.
La lama era fissata a un manico con fibre vegetali, l'impugnatura era foderata di tessuto e decorata con corde di fibre vegetali tinte e con conchiglie.






Area abelam Papua Nuova Guinea, Lugano Museo delle Culture


L'ornamento poteva essere usato come una maschera dagli iniziando nel culto degli antenati quale emblema dello status rituale ottenuto.
I guerrieri o i contendenti in duelli retorici indossavano la maschera per la sua associazione a un primordiale uomo-cinghiale antropofago di cui assimilavano la ferocia prima del combattimento.
Portato sulla schiena, legato con uno spago attorno al collo, l'antenato raffigurato assumeva funzioni protettive.
In tutti i casi rappresentava il rapporto tra chi lo portava e gli antenati da cui derivava i propri poteri.