giovedì 27 settembre 2012

Pianeta Scimmia: Birutè Galdikas e gli oranghi del Borneo.


Scientia Antiquitatis :"Pianeta Scimmia"

Pianeta Scimmia:  Birutè Galdikas e gli oranghi del Borneo.
 
 
 
 
 
Al lavoro e al sacrificio di Dian Fossey è seguito, finora, un leggero aumento del numero dei gorilla di montagna.
Tuttavia, secondo i ricercatori che continuano a studiare i nostri più stretti parenti animali, la sopravvivenza di queste specie sembra difficile.
Questo è apparso particolarmente vero a un'assegnataria della N.G.S., Birutè Galdikas, studentessa universitaria californiana fino al giorno in cui, nel 1971, Louis Leakey non la inviò a studiare la terza scimmia del pianeta per dimensioni: l'orango, una specie minacciata di estinzione.
Fin dall'inizio, la sua presenza nel caldo umido delle foreste pluviali del Borneo ebbe un duplice scopo: per prima cosa, bisognava imparare il più possibile sugli oranghi, animali solitari, sfuggenti e poco compresi.
Quella conoscenza, secondo la Galdikas, avrebbe riguardato non solo gli oranghi stessi, "ma anche i loro livelli di adattabilità e le relative implicazioni sulla nostra stessa evoluzione".
Il secondo scopo della Galdikas e di suo marito Brindamour era il recupero degli oranghi in cattività e il loro reinsentimento nella vita libera e selvaggia.
Per lunghi anni, la Galdikas andò in cerca di queste scimmie che vivono a trenta metri dal suolo sotto una cupula vegetale, guardando paludi infestate dalle sanguisughe.
Le sue informazioni confermarono la natura fondamentale solitaria degli oranghi, in netto contrasto con quella di altre scimmie, e delinearono lo schema della loro struttura sociale e delle loro abitudini d'accoppiamento.
Allevando suo figlio, Binti; insieme a una piccola di orango rimasta orfana, Princess, la Galdikas notò "che molti dei tratti associati all'emergere della razza umana erano già espressi nello sviluppo del mio bambino prima che avesse compiuto un anno: l'andatura  pipede, la condivizione del cibo, l'uso di atrezzi, la parola.
Era questo che lo differenziava enormemente da un orango della stessa età".
Più avanti, tuttavia, quando le venne insegnato il linguaggio dei segni, Princess si mostrò un'allieva molto pronta, imparando in un anno più di venti simboli gestuali.
Dal suo canto, Binti si mise a far oscillare le braccia come un orango e ad arrampicarsi sui rami seguendo la sua amica Princess.
 
 
 
 
 
 
Azzardando l'ipotesi che l'evoluzione degli oranghi come creature solitarie potesse essre legata ai cicli irregolari della produzione degli alberi da frutto nelle foreste pluviali, la Galdikas tenne sotto controllo, insieme a suo marito, migliaia di vegetali ogni mese, per registrare quali fruttificavano, quali sviluppavano foglie o fiori e quali li perdevano.
Alla fine arrivarono a catalogare più di trecento famiglie vegetali di cui si cibano gli oranghi: per la Galdikas, studiare queste scimmie significava esaminare attentamente l'habitat.
Lo stesso può dirsi dell'antropologa Cherly Knott, una studiosa supportata dalla N.G.S. in tempi più recenti.
Dalle ricerche della Knott è emerso che le considerevoli oscillazioni nella disponobilità di cibo nella foresta pluviale del Borneo influenzavano i livelli ormonali degli oranghi, il che a sua volta ha ripercussioni sui cicli riproduttivi.
 
 
 
 
 
 
Ciò si può spiegare perchè gli intervalli tra le nascite dei piccoli  di orango siano più lunghi rispetto a quelli che caratterizzano tutti gli altri primati e perchè i cuccioli restino dipendenti dalle loro madri per così tanto tempo.
Esaminando gli schemi alimentari e produttivi degli oranghi, la Knott intende stabilire quali siano le loro prospettive di sopravvivenza nella dimora forestale del  Borneo, ambiente in costante degrado.
Il suo lavoro, insieme a quello della Society, prosegue tuttora.
Il degrado dell'habitat degli oranghi equivale a una minaccia di estinzione.
Con il trascorrere degli anni in Borneo, la Galdikas, come la Fossey del resto, ha dimostrato sempre maggior impegno e interesse nella protezione concreta delle scimmie che stava studiando.
Il suo campo di riabilitazione cominciò a traboccare di ex cuccioli, di orfani e di altri oranghi precedentemente tenuti in cattività, molti dei quali furono restituiti al Borneo dopo essere stati portati all'estero in contrabbando.
 
 
 
 
 
Gli oranghi possono essere reintrodotti alla vita libera con un certo successo, scoprì la Galdikas, ma la vista di queste creature libere costrette a ritornare al campo per nutrirsi dopo tanto tempo passato in libertà è demoralizzante, perchè suggerisce che nella foresta potrebbe non esserci più cibo a sufficienza per loro.
Sorge allora un'altra domanda, che si avverte anche nella delicata situazione delle altre grandi scimmie: come sopravviveranno quando il loro habitat sempre più ristretto non avrà più che sostenerli?.
la risposta, quando arriverà, riguarderà tanto la nostra specie quanto la loro.